Sembra un mare all’alba.

Per alcuni anni ho sofferto di insonnia e neppure il mare rompeva il risveglio delle 4. Allora mi rigiravo un po’ nel letto e, ad un’ora decente, camminavo sulla spiaggia fino alla torre alle foci dell’Adige e scrutavo l’orizzonte e la pineta alle mie spalle. Erano anni di rielaborazione e avevo disegnato una mappa mentale che assegnava alle insenature il passato, il presente e, a quelle inesplorate, il futuro. Le spiagge del passato assomigliavano a quelle in cui io ero in acqua a giocare con i miei fratelli: quelle della libertà del campeggio e dell’estate infinita. Le spiagge del presente erano gli scenari che stavo vivendo in quel momento: i miei figli erano me e i miei fratelli e io li osservavo stanca sul bagnasciuga, su un quadrato ripiegato di asciugamano e un berretto bianco. Qualche volta mi assaliva un’angoscia inspiegabile, nonostante assistessi ad uno spettacolo molto divertente. Quelle del futuro le ho visitate in questi ultimi anni e, in effetti, non avrei mai potuto prevedere gli eventi.