Quando avevo sfiorato le matassine verdi, il rosso dorato del tramonto svaporava all’orizzonte, colorando la neve in lontananza d’arancio. Certi umori del mondo di fuori mi avevano lasciato una malinconia, che ora si tramutava in quieta solitudine: quella voglia di stare da soli a rimestare i pensieri per metterli in fila, passarli in ispezione, raddrizzare qualche stortura e poi far rompere loro le righe, raccomandando di non farsi più vedere.
Diligentemente presa da tale ispezione, avevo in fretta colorato alcuni rami più nascosti con il verde più scuro (DMC 935), ricamandoli a punto mosca con due fili.
Con il colore più chiaro (DMC 937) avevo poi iniziato a ricamare i rami più in luce.
Il punto mosca è divertente perché è rapido ed è uno di quei punti che, pur seguendo una linea, sono in grado di aggiungere dettagli in movimento. Io ho disegnato i rami con tutti i segni, per immediatezza didattica, ma quando riporto il disegno per me, traccio solo la linea centrale, senza le barrette inclinate a “v”. Muovendo l’ago in direzioni diverse, posso trasformare il rametto in una linea fantasiosa, aprendo più o meno i punti, variando la lunghezza di ciascun punto, rompendo la simmetria.
Ma negli abeti è bene produrre piccoli punti regolari. Fondamentale è assestare bene la tensione del lancio verticale di partenza, tirando sempre il filo nella direzione della punta dell’ago.
Terminate le foglie, un certo brusio mi aveva fatto voltare. All’animosità del fuoco nel caminetto si era aggiunta quella della scena oltre i vetri.
Con grande sorpresa riuscivo a scorgere alcune porte spalancate e bambini e ragazzetti, opportunamente imbacuccati in calde giacche e cappucci colorati, disordinatamente sparpagliati ovunque. L’uomo pareva impartire ordini e si sbracciava, come a spiegare cosa si sarebbe dovuto fare. Cresceva lo stupore al pari della curiosità di capire come gli altri fossero riusciti a raggiungere la scena e, se non fossi stata rapita dal disappunto di scorgere la forma di Alfredo a piedi nudi sulla neve a fare il gradasso, mi sarei accorta di una certa maniglia poco sotto i miei occhi e forse avrei anche notato che la finestra ora non aveva più la forma originaria.
Vidi con sollievo Anita e Mario trascinare Alfredo in una casa e mi tranquillizzai.
Fu allora che vidi la maniglia.
Mi serviva qualcosa per coprirmi e tornai al mondo di là. Feci una ramanzina ad Alfredo, che incontrai in corridoio, e per qualche tempo mi scordai di tutto.
Era chiaro però che sarei presto tornata a ricamare, perché non vedevo l’ora di infilare il rosso.
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