Dunque accadde che, in preda ai fumi dell’aperitivo del venerdì sera (della fu Abilmente 2024) io e il team fucsia, sdraiate sui puff deformi tra La via delle idee e il nostro grigio salone, fummo assalite da una visione. Premetto che alla Nadia non piace il fucsia e che quindi ci ho chiamate così solo per farle dispetto. Ma torniamo alla visione… Dal buio orizzonte del padiglione deserto si levava la nebbia scivolata furtiva sotto gli stipiti, che le guardie feroci stavano sbarrando. Il cigolio degli scaffali che si assestavano dietro ai banconi si udiva lieve nell’intervallo compreso tra gli scoppi di risa incontrollati della Patty, ormai perduta, che echeggiavano sinistri nell’ampio spazio vuoto. Stavamo tutte per scivolare nel sonno, stremate dal chiacchiericcio delle giornate senza tempo della fiera, quando l’improvviso assoluto silenzio tese le nostre membra in allarme… O la Patty aveva esalato l’ultimo respiro, oppure era svenuta. Ci girammo di scatto a controllare e poi seguimmo il suo sguardo paralizzato e sconvolto, ruotando, con la lentezza propria del terrore, le nostre teste nella direzione della figura che si ergeva gigante e incombente su di noi. Il buio, il vago controluce e la vista annebbiata dallo sgomento non ci permise di definirne con accuratezza i tratti, ma udimmo con chiarezza, prima che la visione ci abbandonasse, la parola declamata con rude vigore perentorio: GRUNFRHANGHRET! I nostri sguardi interrogativi e sconvolti incontrarono quello della Ross, che annuiva: ci spiegò placida, con l’eleganza che la pervade sempre, anche nei momenti più terrificanti, che l’espressione, molto in voga nell’antica lingua di una civiltà che non vi so ripetere, perché ha troppe consonanti messe l’una in fila all’altra (dovrete chiedere a lei), non è ben traducibile nella nostra lingua, ma significa qualcosa come fare insieme qualcosa per imparare a fare qualcos’altro e intanto sparare qualche cavolata e infine coinvolgere altre persone per insomma divertirsi un po’. La Manu alzò le spalle, la Cri tirò fuori una massima in dialetto gradese (che se non ricordo quello della lingua antica, questo è peggio e che quindi dovrete chiedere a lei) e ci accordammo di rivederci prima o poi per fare un progettino insieme. Così fu e la Patty iniziò a dipingere, la Nadia ad applicare le mitiche stoffine giapponesi…