Avevo tenuto la pigna come dessert: sapevo che mi sarei gustata ciascuna sfumatura.

Lo avevo deciso anche per questioni pratiche, dal momento che avrei ricamato le scaglie a punto pieno e che lo spostamento della stoffa a telaio le avrebbe inesorabilmente schiacciate. Un punto pieno poco pieno, senza grosse pretese scenografiche, giusto per arrotondare il disegno.

Dimmi che hai finito.

              No. Mi è caduta la pigna in testa. Mi era successo già una volta tanti anni fa a Follonica.

Ma tu lo sai che devo portare il ricamo a Formigine tra una settimana?

               Ci sono pigne a Formigine?

Mi metto in macchina e arrivo. Vediamo se poi fai le battutine.

La mia tiranna non sa quale struggimento mi pervade all’idea che le giornate si accorcino, che i tramonti si ritirino come la marea al pomeriggio e che la quieta passeggiata della sera al crepuscolo muti in frettolosa fuga notturna. Come una lucertola ho bisogno di sostare sul muretto al sole, per nutrire il mio buon umore. Le tenebre dell’inverno mi comprimono.

Forse è proprio per questo che mi sono lasciata lusingare dall’idea di un Natale atipico, colorato e nostalgico.