Mi sembra stia emergendo la moda del redwork. Vedevo dei lavori anche alla recente fiera di Vicenza e fra me e me dicevo “Beh, di punto erba e di poco altro si tratta”. Però quando una moda cresce vale la pena fermarsi ad approfondire il fenomeno. Così ho cercato un po’ in rete e ho scovato una notevole quantità di disegni belli e brutti. Ho trovato anche qualche interessante informazione sulla storia del redwork, come l’origine del nome, legata al lancio (intorno al 1870) di un filato di cotone tinto con il bagno “turkey red”, dal colore durevole e dal costo più vantaggioso dei filati di seta usati all’epoca. Il sito da cui ho tratto queste informazioni raccontava anche dell”uso di imparare a ricamare questa tecnica sui “penny squares”, quadrati di cotone con la stampa del disegno, che si acquistavano con un penny. Leggendo questo dettaglio ho visualizzato le strade polverose, le carrozze e i cavalli, ragazze con le treccie avvolte in gonne vaporose, decine di penny squares accatastati su cesti di vimini e donne a gruppi intente a confezionare quilts all’eco di qualche sparo lontano…
Sul retro ecco come si presenta la borsa. Il colore del filato DMC è chiaramente il 498.
Ciao Elisabetta,
grazie per aver condiviso le tue ricerche, non conoscevo la storia sul redwork, è una tecnica semplice e d'effetto. Complimenti per la borsa portalavoro, è bellissima, mi piace il soggetto e i colori delle stoffe.
Il tuo lavoro mi ha ispirata, avevo pensato di realizzare una borsa portalavoro per la mia amica che sferruzza, spero di trovare qualche soggetto a tema con questa tecnica,
buona serata!
Grazie Amalia! Mi ero proprio scordata di parlare della stoffa: si tratta di un misto lino/cotone che mia hanno detto chiamarsi "tela medievale". Ha il pregio di essere piacevolmente più chiara del lino grezzo, ma è piuttosto leggera. Ho dovuto rinforzarla.
Mi pare di aver visto di recente qualche disegno sul tema lana e ferri… Forse proprio nei link che ho inserito. Buon lavoro!