Succedeva, mentre preparavo i materiali per il sito, che facessi presente di non avere un profilo Instagram. 
Non ci sarebbe voluto un senso senso, per dare voce a quello sguardo di commiserazione così eloquente, gettatomi ai piedi come replica. 
Ebbi, dopo poche ore, la conferma della mia preistoricità, quando raccontai la cosa ad Anita, l’adolescente di casa. 
No Instagram, no party.
Cedetti alla registrazione dell’account e per un po’ stetti a guardare.
Bah. Proprio non capivo (non capisco?), ve lo confesso.
Se era un doppione di Facebook… A che pro?
Feci passare mesi e poi tentai qualche post, poco convinta. Mi sembrava (mi sembra?) che Facebook avesse la possibilità di coniugare testi e foto in una forma più semplice, completa ed accessibile (si può fare da PC… eh! Una preistorica mica ti diventa una teen high tech dal dito scaltro in un attimo!).
In queste settimane, mi sono decisa a prendere seriamente le cose, istigata su più fronti. 
Ci ho perso un bel po’ di tempo a studiarmi le funzioni e il concept, ma ve la farò breve…
Instagram ha un suo linguaggio.
Quando ho capito questo, la cosa si è fatta un po’ più interessante, perché entrare in una nuova logica, permette sempre di accedere a impulsi di pensiero nuovi.
Ma avevo un muro pesante da abbattere, là di fronte…
La mia profonda…
profondissima…
avversione…
per gli…
HASHTAG.
No, davvero. 
Peggio che per le faccine, a cui ormai mi sono definitivamente arresa. Cioè… Ho anche generato quella con la mia faccia e ossessiono le sorelle.
Però gli hashtag proprio non mi vanno giù. Soprattutto quelli #superincasinati che nessuno mai, in qualunque esistenza di qualunque pianeta, mai andrà a cercare.
E quando vedevo un post su Fb, seguito da cinquanta cm di ashtag… Beh! Non riuscivo a stare ferma sulla sedia.
Ma adesso mi sono dovuta vendere. 
Anche se forse non reggerò. Non so. 
E’ che il sito nasce come promozione per l’attività e soprattutto per offrire visibilità ai distributori che mi hanno acquistato i libri. E mi fa davvero piacere l’idea di questo mutuo servizio di promozione, che ci mantiene vivi ed entusiasti.
Così, ho iniziato ad andare a caccia di hashtag.
E’ stato interessante. Soprattutto perché ho scoperto realtà internazionali notevoli. Quelle che ti fanno salire l’invidia omicida, ma che ti riaccendono la sfida e il desiderio di andare oltre.
Ho appreso che bisogna scegliere hashtag che riconducano alla tua community e questo mi ha brutalmente catapultato nel passato, al momento in cui ci è stato fatto dono della rete. Io avevo aperto il blog poco dopo e per molto tempo avevo provato un profondo senso di gratitudine, entusiasmo, eccitazione, per questa incredibile opportunità di poter comunicare in tempo reale col mondo e soprattutto con quella nicchia che condivide una passione. L’abitudine, in questi anni, me l’ha fatta passare per consuetudine e in un certo senso, mi accorgo ora, ho effettuato un inconscio spostamento di attenzione verso me stessa e verso le sole poche cose che facevo io. 
Instagram mi ha rigettato nella mischia. Ho assaporato il piacere di ammirare cosa c’è là fuori e ho deciso di prendere parte al gioco, dandomi un taglio internazionale, più come esercizio di lingua, direi.
Ho imparato a fare gruppi di ashtag, così da non doverli più vedere, dopo averli scritti la prima volta. Dicono che bisogna usare tutti e 30 gli spazi, ma proprio non credo di essere andata oltre i 15. Non li conto neanche.
Siccome avete percepito a sufficienza il mio amore per gli ashtag, racconto l’ultimo risvolto davvero positivo della #instagramadventure.
Ho iniziato un racconto per immagini, dalle origini. Un po’ come presentazione, un po’ per popolare la mia bacheca. Ho riaperto il blog dal primo post e salvato le foto in un’apposita cartella.
Non lo avevo mai fatto. 
Forse non ne ho mai avuto il coraggio. 
Dieci anni sono dieci anni. Ripercorrerli significa rivivere ricordi, belli  o meno belli che siano.
Del 2010 riposto qui una foto che mi ha intenerito. 
Avevo scoperto la mano di Mario, che allora aveva due anni, solo dopo aver scaricato le foto dalla macchina fotografica…