La mia estate, cullata dai ricordi delle onde, di tramonti tra gli scogli e di rocce vulcaniche, fu bruscamente interrotta un giorno, quando il corriere tuonò al campanello.
Un autocarro a ribalta scaricava sulla mia soglia di casa plichi di fogli annodati con fili di cotone. La montagna di carta era così alta che scorsi soltanto il ciuffo decolorato del corriere risalire sulla vettura e sparire all’orizzonte con un’imprecazione.
Chiamai a soccorso i figli per trasportare la merce in casa e per giorni fummo costretti a dormire sul tappeto perché la massa cellulosica impediva l’accesso al piano di sopra.
Avevo riconosciuto il furgone e la mia testa aveva oscillato per 15 minuti a destra e a sinistra, conscia del mio destino.
La Patrizia si era messa all’opera…
Mi aveva in realtà già messo in guardia qualche mese prima, facendo una battuta sui ricami di Natale e su quanto io di recente mi fossi rammollita, ma lo aveva fatto con un certo sorrisetto ironico e al tempo stesso stanco e distaccato, come se trovasse lei stessa l’idea un po’ noiosa.
Ciao, eh! Ma ti pare il caso di svalangarmi così?!
Sì, sì… Guarda cosa ti piace e poi ti mando lo spartito.
Mi pareva di averti fatto chiaramente capire che non ricamo più per Natale, quindi te lo scordi!
Piantala. Non abbiamo tempo. Ti ho già spedito la stoffa.
Come sempre sei un mito incanti solo con la tua scrittura , se poi ci metti il
Ricamo vicino sei insuperabile