

Con gli 11 alfabeti tra le mani e una teoria di 77 illustrazioni, ho iniziato a compilare le schede del punto pieno in pratica, che vorrebbe avviare il curioso viaggiatore attraverso un sentiero che si innesca dolce, senza pendenze e con un fondo stabile e poi si fa via via più impervio, adatto a chi ha forgiato la resistenza sul primo tratto. Nello specifico, l’alfabeto 1 propone linee semplici, sulle quali mettere in pratica gli aspetti meno complessi delle tre fasi del punto pieno e quindi preparazione, imbottitura e copertura, magari testando dimensioni e filati diversi. Il secondo propone di prendersi maggiormente cura dei movimenti fini della copertura e suggerisce di ingrassare la linea. Butta lì anche un pallino. Il terzo introduce sottili spessori: preparazione, imbottitura e copertura si complicano. Il quarto aumenta gli spessori e ci ammalia con le divertenti ornamentazioni di superficie. Il quinto si intreccia vistosamente, ci fa riflettere sulle sue estremità arrotondate e poi di colpo ci propone un cambio di prospettiva, trasformando gli spessori in linee ripiene di nodini. Il sesto si riveste di fiori e invita a ripassare quanto appreso, mentre il settimo torna a concentrarsi sulle linee, con l’eleganza di un alfabeto che appartiene ad uno stile del passato. L’ottavo ci sussurra di abbandonare le nostre credenze e di semplificare l’imbottitura, mentre il nono e il decimo ci impongono di stare ben attenti alla preparazione. Vedo l’undicesimo come un divertente esercizio in cui mettere insieme un po’ di tutto.
Mentre scrivo mi accorgo che sarebbe interessante tornare sui miei passi e ricamare qualche lettera di ciascun alfabeto, con colori diversi e ragionando meglio sul loro utilizzo. Scrivere mi tira fuori pericolose idee…


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