Non vedevo l’ora di mettermici all’opera! 
G mi portò una lampada di ceramica splendidamente dipinta, immaginando un paralume ricamato, e non appena vidi il fiore del rovo mi entusiasmai all’idea di trasformare le solite rose in qualcosa di più… Succoso!
L’entusiasmo opera miracoli per imperscrutabili vie oscure e una scintilla di coraggio ha infiammato le mie deboli doti grafiche. Benefica illusione momentanea… Meglio non dire.
Giusto tre piccole riflessioni cromatiche su questo lavoro, che sono nate ricam facendo…
1. Le rose non sono bianche!
C’è un filato che ha un colore veramente brutto e che comprai per sbaglio: il DMC 3866. E’ un bianco sporco, quasi grigio. Una delle 50 sfumature di grigio delle mie odiose lavatrici bianche.
Ma le vie del ricamo sono infinite: forse non comprai per sbaglio il bruttarello! Vi spiego…
Se avessi usato un filato bianco (blanc o B5200), da lontano le rose sarebbero scomparse. Come vogliono i saggi proverbi popolari, il bruttissimo 3866, invece, è assai virtuoso. Offre l’illusione del bianco, staccandosi comunque dal fondo immacolato con il suo lieve contrasto. 
Gli stami gialli sono nodini a un filo, ricamati sopra alla rosa finita.

2. Mèscolati i colori!
Parlo delle more perchè si trovano in questo ricamo, ma non solo… 
Ho imparato a mescolare i fili dalla mitica Diane Lampe. Potete ottenere sfumature variegate semplicemente affiancando nella gugliata colori diversi. Le more sono lavorate a due fili, uno per tonalità. 

3. Un tocco di luce alla verdura!
Di solito si bada poco a come ricamare il fogliame, soprattutto in lavori così essenziali. E invece, provando a usare due tonalità di verde in ciascun gruppo di foglie, noto che la variazione è gradevole, perchè offre l’illusione di un gioco di luce.
Inutile dire che questo interessante lavoro mi fa frullare in testa diverse idee… Ma quale delle tante idee che butto lì riuscirò mai a realizzare… Non ve lo so dire.