Eccomi finalmente a raccontarvi come cercai di dare un senso alla mia disordinata collezione di conchiglie.
Avendole raccolte per colore, mi misi ad ordinarle per sfumatura. 
Alcune serie erano monocromatiche, altre viravano da un colore all’altro. 
Inutile dire che bastarono pochi istanti per far comparire nel prato vuoto della mia mente, l’immagine della cartella colori DMC e l’opera mirabile di Trish Burr, Colour confidence in embroidery. Ricordai in particolare un passaggio che avevo trovato estremamente interessante. 
Detto a modo mio e con qualche distorsione personale, il punto è che se voglio ricreare una certa sfumatura e mi servo della cartella colori per trovare le matassine giuste, otterrò quasi certamente una gamma monocromatica, perchè tale è il senso della cartella colori. Per quanto raffinata e accurata essa possa essere, non necessariamente rispecchierà la natura, in quanto l’effetto della riflessione della luce porta una gamma a fondersi con un’altra. Trish nel libro offre la sua opera grandiosa come strumento: una serie di petali ricamati, con i riferimenti DMC, in cui propone sfumature alternative per ciascuna gamma cromatica. Ma spiega anche come provare a ricavarsele da sè e così mi misi all’opera.

Da quel giorno i colori sono il mio personale dramma esistenziale.
Alcune gamme furono facili e bastò davvero la cartella colori per espugnarle. E’ il caso dei lilla, con cui poi ricamai il corpo principale dell’iniziale (punto erba rasatello a un filo).

Le tonalità rosso-amaranto/rosa-carne (petali del fiore) si rivelarono un primo buon esercizio di slittamento da una gamma all’altra, ma l’operazione non fu così difficile. Estremamente più complicato, avvincente, sconfortante, irritante e divertente fu selezionare la gamma che dal blu-grigio scendeva al giallo (che usai per la foglia).
Il fatto è che ciascun colore della gamma deve contenere un po’ di colore del precedente e, senza balzi improvvisi, trasformarsi lentamente da grigio in giallo.
L’ingrandimento di questa foto mostra anche qualche vistoso errore, ma… Certo! L’ho fatto apposta per mostrarvi come non si fa!
I campionari in fiera hanno destato molta curiosità. In tanti a Villa Buri mi hanno chiesto se sono dei segnalibri! Mio marito mi ucciderebbe se impiantassi ste robe tra le pagine di un libro. 
Mi hanno chiesto che cosa me ne faccio e io devo rispondere che in quanto strumento riflessivo già hanno svolto un ruolo importante. Ma averli tra le mani mi ha indotto a giocarci un po’ su e a far evolvere i pensieri e a costruire improbabili abbinamenti… Che a breve vi racconterò!