Ogni anno la stessa effimera storia.
Svuotata dai noiosi e grigi mesi invernali, allo sbocciare dei primi germogli, mi germoglia l’entusiasmo di fare.
So bene che ormai la primavera è alle spalle…
Questo è proprio il punto.
Nel giro di una settimana lo spettacolo incalza frettoloso e quella mirabile serie di colori ti strappa dalla tua buia solitudine domestica e balzi ebbra all’aperto e tutto ti conquista.
Progetti e prometti a te stessa un nuovo inizio e quasi quasi per una settimana tutto funziona e quasi quasi ci credi che un nuovo inizio sia iniziato.
Poi qualcosa turba l’entusiasmo. Qualche acquazzone familiare, gelidi impegni trascinati dall’inverno, tiepida routine.
E in un battito di ciglia i colorati fiorellini si fanno brunastri e fiacchi e le foglie prendono il sopravvento.
E mi nasce dentro un’inquietudine che si ripete muta ogni anno.
L’ho sempre vissuta, ma non mi sono mai fermata ad osservarla.
Per anni mi sono sforzata, inconsapevolmente, di registrare l’evento, peggiorando la mia inquietudine, forse nel vano tentativo di afferrarlo per non farlo sfuggire.
Andando con la memoria ai tempi della scuola, ricordo esattamente il momento in cui riuscii a dare un nome all’arbusto ritratto in foto e nel ricamo.
Chaenomeles japonica.
Il cotogno giapponese.
Allora avevo deciso, allo scoccare della primavera, che avrei fatto un erbario per imparare a riconoscere le piante.
Per me è primavera quando si accende il roveto ardente.
Ancora vivo anche il ricordo di me, che passeggio a Novara con l’idea di registrare ogni anno la data delle fioriture. E, nello stesso punto, davanti alla siepe del gelsomino, che spingo la carrozzina di Anita, ricordando l’anno precedente, finalmente conscia che non avrei rispettato la promessa.
E, da allora, dodici anni.
Ogni anno la stessa effimera storia.
Ve la ricordate questa?
Eccolo lì!
Il destino ha voluto che nel giardino di casa, qui dove sto ora, abiti un enorme, selvaggio ed intricato cotogno, del tutto simile a quello della gioventù. Nonostante un mostruoso rosmarino tenti di soffocarlo, lui cresce bello e alto e ogni anno mi frega.
Concede al gelsomino d’inverno della zia Maria di preannunciarlo, ma poi annienta tutti.
Eccomi nel 2014.
E poi l’anno scorso.
Mi immaginate intenta ad alimentare il mio sketchbook in quotidiana bucolica ispirazione, con una matita tra i capelli? Sbagliato.
Un bel sogno.
Una settimana, triste ed effimera, all’anno.
E il mio Chaenomels del 2018 riposa a telaio da mesi, ormai.
Prudentemente lo fotografai col protagonista in fiore.
Ci sarebbe anche uno stumpwork in lavorazione, ma chissà che fine ha fatto.
Sono in fondo contenta di averlo perso.
Riordinando, in un qualche freddo momento, potrebbe farmi tornare la primavera.
Очень красивая работа!
Una meraviglia per gli occhi
Stupendo!
Una lettura accogliente dettagliata e mai noiosa come i tuoi ricami ricchi di dettagli e colori dosati in punta d’ago.
Grazie
Daniela
QUE MARAVILLOSAS FLORES!!!!
ME ENCANTAN.
SALUDITOS
Beautiful camelia, so detailed!
Maravillosos siempre tus bordados!!!!
Beautiful color blending! The flower looks so real…
uno spettacolo!!!
Absolutely stunning!
Sono incantata da tanta bravura!
Lindo blog, amei suas postagens!
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Siga-me e pegue o meu selinho!!!
Obrigada.
Beijos Marie.