Seguono i giorni, un po’ tutti uguali, in zona rossa.
Ma so che viaggio e che non sto ferma, perché registro l’avanzamento della mia M azzurra.
La temevo, e invece la adoro. Avevo paura della noia di una lettera uguale ad un’altra, ma niente è uguale a prima: ho le mani che scorrono. Con la A dovevo ritrovare il ritmo, con la M scivolo rapida sulle sue curve. Forse sono pure meno accurata, come capita quando ci si sente più sicuri, ma le dimensioni esagerate della lettera richiedono compromessi, e la chiusura di qualche occhio, ogni tanto.
Mi è capitato tra le mani il libro di Arun Gandhi, Il dono della rabbia, in cui l’autore racconta dell’abitudine del nonno di tessere a telaio, pratica quotidiana. Scrive che difendere la solitudine era il suo modo per nutrire la pace. Una disciplina di concentrazione.
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