Come non ricordare il 2021 prima dipinto da Patrizia Silingardi e poi ricamato da me, sul telaio di stoffa di Gabriella Molinari?
Le rose ci erano proprio piaciute ed avevamo scoperto che le rose erano largamente piaciute. E ogni volta che Patrizia postava in questi mesi un suo dipinto, io avevo occhi nuovi per guardarlo e le dita fremevano, correndo ansiose con l’immaginazione a riprodurre quei suoi svolazzi poetici, per me così misteriosi nella loro assurda asimmetria, leggiadria e sconnessione.
Il mio rigore si annienta ogni volta rimirando la sua libertà e cede il posto all’invidia sottile, quella sana, ma ugualmente subdola. Scivola lo sguardo sui movimenti fluidi e naturali dei suoi rami per carpirne il segreto: con il losco proposito di rubare l’arte e la mente gaia che dietro sta, attraverso l’imitazione e la copia e l’esercizio ossessivo, ho chiesto a Patrizia il permesso di usare qualche suo altro dipinto come modello.
Credevo che non avrebbe accettato e che, altezzosa, avrebbe trovato una scusa per farmi fuori.
Mi sono vista invece recapitare a casa una camionata di dipinti ad acquerello su carta, pitture su stoffa e oggetti dipinti.
Credo abbia approfittato della proposta per sgomberare casa.
Figli e nipoti non me ne ha scaricati, quindi ho aperto le porte e lasciato che l’ondata primaverile di pennellate trascinasse luce ed allegria in queste stanze troppo squadrate.
Dunque…
Ragazzi e ragazze! Nei prossimi mesi mi vedrete intenta alle rose!
D’altronde è il periodo giusto per far fiorire e fotografare.
Anzi la primavera incalza e sarà bene darsi una mossa.
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