Alterno momenti di attività social massiccia a periodi di statico isolamento ascetico. 

Nonostante la mia nuova agenda e un discreto progresso nel controllo dell’autodisciplina, cado in continue tentazioni e mi autoassolvo pensando che l’attività social sia una di quelle faccende artistiche che richiedono ispirazione del momento e… Buon tempo. Che alla fine il vero problema, senza girarci troppo attorno, è che sto ricamando poco. La mia giornata è scandita ultimamente da attività piuttosto interessanti, a dire il vero, e ogni occasione è buona per evitare di prendere in mano la stoffa, nonostante io l’abbia appositamente lasciata in mezzo alla sala da pranzo per richiamarmi ai miei doveri anche mentre cerco di mandare giù un boccone o di dare uno scapaccione all’Alfredo di turno, che mi chiede se correre è un articolo o un aggettivo.

Esatto.

Anch’io non mi riconosco più.

Non è vero, dai… 

Il motivo mi è chiaro: quattro tende, con circa 16 metri di orlo a giorno. Mi annoio solo a scriverlo. 

Mentre provvedo subito ad annotare sulla mia nuova agenda di ricamare, magari scritto in maiuscolo, grassetto, fucsia e con un cuoricino al posto del puntino della i, vi e mi lascio intanto ammirare gli inserti a rete che cadranno al centro delle mie quattro tende.

Le ha create dal nulla Emanuela Losco. Prima erano soltanto una spoletta di filo. Ha fatto la rete a modano (ma guardate quei quadretti piccini piccini e perfetti!) e poi l’ha ricamata. L’idea iniziale era che le facessi io, ma in breve ho realizzato che sarebbe stato molto più saggio approfittare della fine arte di Emanuela. E anche più comodo. Questi quattro disegni sono sullo sfondo del mio desktop da circa dieci anni, estratti da un libretto dell’Antique pattern library (di cui prometto di trovare i riferimenti in questa o nella mia prossima vita), appositamente per le tende del salotto, mai ovviamente iniziate, prima d’ora. E se non avessero inventato l’Emanuela, sarebbero passati altri dieci anni senz’altro.

Ma non sono bellissimi?