Vi devo confessare che, dopo aver messo al mondo il terzo figlio, le mamme col pancione non mi commuovevano più.
Ora certo guardo i neonati con tenerezza. Sento pure una fugace punta di nostalgia.
Li divoro con lo sguardo…
Mi rasserena sapere che dormiranno a casa loro.
Se scorro i miei primi dieci anni di blog, ritrovo ciò che vivevo: la mia produzione di oggettini per nascite e battesimi, articoli per l’asilo, regali per le maestre.
Poi più nulla.
Avevo evidentemente bisogno di una pausa, in cui bivaccare nel mondo degli adulti, sguazzare nel silenzio, estraniarmi dal richiamo di voci che, al dolce suono di mamma urlato a ripetizione, come una sirena di un’ambulanza acquattata nell’ombra, ventiquattro ore su ventiquattro, rompevano quel singolare pensiero che era riuscito ad insinuarsi nel silenzio tra una presa d’aria e l’altra, sempre più raro in un concerto a tre.
Eppure un’idea tornava ciclica nella mia mente: l’esigenza di disegni, per corredi alla vecchia maniera, ma con uno stile nuovo.
Suona forse un po’ presuntuoso, detto così. Probabilmente semplicemente sentivo l’esigenza di ricapitolare alcune esperienze.
Mi è capitato spesso di osservare il ritorno di pezzi antichi rivisitati, come i bavaglini smerlati reinterpretati a colori o riprogettati con piccoli motivi, magari presi o ispirati dai miei libretti. Osservavo qualche piccolo errore di progettazione (i neonati non hanno collo! Il ricamo, se posizionato troppo in alto, finisce sotto il mento cicciotto della creatura…) e ragionavo sul fatto che, estintesi le riviste, era dura trovare modelli attuali.
Quindi da un po’ avevo l’idea di qualche disegno per neonati ed era giunto il momento, anche grazie a questa novità della sezione E-book. Avrei dovuto occuparmi di un super classico roselline, ma l’incontro con alcune immagini di passaggio mi aveva indotto a cambiare soggetto.
A questa, che potremmo definire come la Storia della sindrome da troppi figli, si è combinata, in pieno post Covid, la Storia delle chalk paint di Lara Vella.
Che però racconterò nel prossimo post, perché c’è qualcuno che grida Mamma! e niente… Ho perso il pensiero.
Ma che sia davvero arrivato il momento giusto?!
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