Era bastato srotolare la prima matassina per tornare a sbirciare il paesaggio oltre i vetri appannati.
Una tonalità di marrone chiara, un po’ grigiata: il DMC 3790.
Avevo estratto un lungo filo da piegare a metà, in modo da poter lavorare con due capi di mulinè: il vantaggio di piegare il filo è che è possibile utilizzare il metodo del cappio per avviare la gugliata.
Avevo preso un ago da ricamo n.9 e mi ero appuntata sulla tela.
Fuori la neve cadeva lieve. Il cielo ero grigio. Un movimento aveva attirato la mia attenzione… Uno scrollare improvviso di una ramo sporgente e flessibile davanti ai miei occhi, da cui all’improvviso era ceduta la neve accumulata. Un uomo, alla base dell’abete, con una mano appoggiata sul tronco, come se ne stesse ascoltando il battito. Immobile. Lo sguardo verso la cima, come se ne stesse misurando l’altezza.
Lo avevo osservato, ma poi i miei occhi erano tornati ad inseguire le mie mani, che avevano iniziato a ricamare i rami a punto erba.
Quando nei corsi spiego il punto erba, mi stupisce sempre la reazione ad alcune mie osservazioni. Ho scoperto che ci sono due piccole banalità, che vengono quasi sempre accolte come una grande rivelazione. La prima è che per assestare la tensione del punto erba (qualsiasi punto, in realtà), si deve tirare il filo seguendo la direzione della punta dell’ago. Il secondo è che il primo e l’ultimo punto vanno raddoppiati: non dobbiamo cioè partire con un punto lungo il doppio e uscire alla sua metà (come si vede in tante animazioni), a meno che io non stia ricamando un cerchio. Stessa cosa dicasi per il punto finale, da raddoppiare come ho disegnato più sopra.
Quando sono a telaio, lavoro il punto erba tenendo il filo in sospeso con un dito, per riuscire a tornare con l’ago alla fine del punto precedente.
Avevo ricamato tutti i rami più sottili e poi sbirciato la scena oltre la finestra. L’uomo era scomparso e la mia curiosità divampava.
Mi ero distratta con il ricamo dei rami più grossi e dei tronchi degli abeti, i cui spessori avevo risolto lavorando righe consecutive di punto erba. L’ideale, quando si accostano righe di punto erba è poter lavorare sempre nella stessa direzione e questo purtroppo significa che occorrerà saldare e far ripartire la gugliata ad ogni nuovo inizio, oppure far slittare il filo sul rovescio, sotto gli altri punti.
Mentre terminavo il tronco del mio abete potevo vedere le luci delle vostre stanze spegnersi a una a una e le stelle prendere il sopravvento, imponendo riposo e il ritorno ai lavori tra pochi giorni. Giusto il tempo che gli abeti di tutte le tele abbiano i propri rami e il tronco.
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