Ci sono idee e immagini che decantano nella memoria in attesa della giusta occasione, oppure di un mattone di sostegno. 
Da tempo ormai acquisto Embroidery, una rivista inglese sullo stato dell’arte in materia di ricamo e tessile. Un prodotto forse inconcepibile qui da noi, ma solo perchè qualcuno, nel passato, deve aver fatto l’errore di non inserire il ricamo e le attività tessili nel filone culturale artistico. Almeno questa è l’idea che mi sono fatta e preciso che non vengo dal mondo dell’arte. Spero dunque di sbagliarmi. 
C’è sicuramente dell’altro in Italia, ma per il momento sono incappata soltanto nelle mirabili opere di Ilaria Margutti, che non definisco per non imbrattare con banalità la sua immensa profondità e in quelle dell’illustratrice Stefania Vianello, le cui tavole ricamate andarono a comporre il libro per bambini Per fortuna c’è mamma, che vidi proprio qui a San Bonifacio in una mostra. Ma divago, come al solito. 
La copertina del numero settembre/ottobre 2014 di Embroidery fu dedicata ad un ritratto di Emily Jo Gibbs. Mi colpì la sua abilità nel cogliere i tratti di un volto con linee essenziali. Con sana malinconica invidia ammirai l’idea di prolungare parole dai capelli di quei semplici volti espressivi (sapete bene come avrei voluto essere autrice di un’idea simile!) e chiusi la rivista con il fare sconsolato di chi avrebbe bisogno di un bel corso di disegno. 
Poi la tecnologia, qualche mese dopo, casualmente mi offrì quel mattone di sostegno: cominciai a credere nell’intelligenza artificiale.

Stavo zampettando su Word (sì, sì, informatici miei… Ridete pure…), quando scoprii una funzione di rielaborazione delle immagini, brutalmente ignorata dalla mia suprema ignoranza. Parlo della sacra opzione effetti artistici, tra gli strumenti immagine.
Provai a inserire il bel musetto di Alfredo, incantato dalla sua prima neve, e guardate un po’…
Alfredo prima della cura

Alfredo dopo la cura
Capite?! Un brandello di bisso, un’applicazione a rovescio, tanto split stitch (punto indietro spezzato) e poco punto pittura. A telaio.

Anita, con lo spietato disprezzo impostole dai suoi 10 anni, ha liquidato il mio entusiasmo con uno stringato Sembra un fantasma! E così… Sbaaam! Ecco anche un significato recondito dell’opera, di cui vantarmi! E’ sbiadito. E’ vero che sembra un fantasma. Più un ricordo, però. Un ricordo che sfuma col passare del tempo!
Ora… Vorrei precisare che tutta la pappardella sull’arte, spalmata più sopra, non vuole incitare a riconsiderare i miei lavori. Di fatto ho preso in prestito un’idea e spero che la citazione non offenda l’autrice. Ho fatto anche una cosa un po’ triviale, spiegando ad altri come ho fatto. Ma la verità è che a noi piace ricamare… Nulla di più e niente di meno! E se, in ciò che facciamo, riusciamo a metterci anche un contenuto e magari un volto amato… Tutto è più bello!