Vi ho tradito un’altra volta. Non scrivo da un po’ e di Ravenna già mi ricordo gran poco.

Sappiate comunque che vi ho tradito per una buona causa: sono stata impegnata in corsi a ripetizione ogni fine settimana da gennaio ad oggi e l’avventura non è ancora finita, con mio sommo piacere e grande riconoscenza nei confronti di tutte le partecipanti. Mai ho trascorso giorni più interessanti in compagnia di ricamatrici. Mai ho imparato tanto.
Esco poi fresca fresca da una vacanza extralusso che mi sono concessa: sono tornata a scuola per un’intera settimana, in un prestigioso laboratorio di ricamo. 
Ho assaporato tra quei telai troppa libertà e tornare alle incombenze domestiche è terribile. 
Ho scorazzato per Milano con la mente sgombra da impegni e di rado ho sfogliato il cellulare. Ricamavo per più di cinque ore al giorno senza ansia di scadenze e solo per imparare. 
Ho respirato un’aria diversa e conosciuto splendide persone. 
Ho capito, da allieva spietata, come migliorare la didattica ed evitare insopportabili perdite di tempo.
Mi sono giurata a me stessa di rifarlo almeno una volta l’anno.
Vi racconterò, ma prima devo riprendere le fila di Ravenna e del punto stuoia, per completare la riflessione sui colori e arrivare prima o poi al couching.
Partendo dai colori dei mosaici e dai colori tradizionali dei ricami bizantini o tradizionali antichi, avevo proposto un parallelo tra noi e i mosaicisti, oggi più che mai vivo, visto che sto lavorando con le perline e le paillette, che come le tessere dei mosaici devono incastonarsi armoniose. 
Abbiamo dunque a che fare con materia già colorata e a noi sta di trovare la giusta combinazione. 
O di inventare una interessante trasformazione.
E questa materia di partenza può giocarci brutti scherzi, perché la luce, nel suo lungo viaggio, rimbalza su quella stessa materia colorata e viene a stuzzicare i nostri sensi, complessi, imperfetti, incredibili.
E quello che ne risulta è che la stessa materia prenderà una sfumatura diversa a seconda di come è stata posata. Ad ogni punto un rimbalzo di luce, ad ogni direzione una percezione. 
E, a seconda del ricamo, punti perfetti faranno brillare la superficie, punti maldestri la faranno risultare cupa e spelacchiata.
Colori puri, mescolati o saturi selezioneranno risultanti di luce differenti e colpiranno i nostri sensi suscitando emozioni.

Lo stuoia gioca con la luce in una maniera piuttosto esclusiva e conflittuale. Quando lo ricamo lo vedo imperfetto. Se lo osservo più da lontano o a distanza di tempo, lo vedo brillare con gioconda prepotenza. Se poi il colore è giusto, il ricamo prende vita.
Mi è piaciuto questo giallo, DMC 680.

Ho rubato il disegno al libretto 990 Art Noveau Monograms (Dover Pictorial Archive) e rielaborato il cartiglio. Ho contornato il disegno con un palestrina grassoccio a tre fili, alla maniera del Ricamo Prenestino. Ogni anno ammiro in fiera ad Abilmente i ricami di Stella Chiapparelli dell’Associazione Il ricamo prenestino e un anno feci un corso da lei per imparare. Tra Bizantino e Prenestino corrono diverse differenze tecniche, ma l’effetto risultante è simile. E l’intervento del punto palestrina aggiunge un rilievo estremamente interessante!

Ho commesso invece un grosso errore con un bel disegno della Scarpellini.
Non avrei dovuto aggiungere quelle inizialine rosse.
Sempre per quella questione della luce.
Non brillano allo stesso modo.
Sono come due caratteri simili che cozzano.

E potete ben dirlo…
Siamo tutti stufi della lettera E.