La stanchezza di ritorno da una fiera come quella di Abilmente è più simile ad una sbornia, che a una notte insonne da neonato.
E quando guidi nel buio della tangenziale, che ondeggia pericolosamente ad ogni curva, tirando le somme degli eventi con la compagna di viaggio stracotta come te, partorisci idee divertenti da proporre l’anno successivo, perché proprio non riesci ad accettare, nonostante tutto, che i quattro giorni ti siano già sfarfallati fuori dal finestrino.
Si discuteva sulla missione comune dei titolari degli stand e della possibilità di lavorare tutti serenamente insieme, semplicemente attribuendosi un ruolo chiaro e manifesto, per raccontare, sempre con molto rispetto per il lavoro altrui, quale contributo il vissuto personale, oppure quello della scuola (o della associazione) abbia portato al proprio settore di competenza, invitando i visitatori ad andare ad osservare, ed ammirare, i lavori dei colleghi per cogliere le possibilità di approccio alternative.
Impresa rischiosa e delicata, nel caso di condivisione di intenti (ma sono motivata a scoprire che non è impossibile)…
Impresa facile e divertente, quando non può crearsi concorrenza, come in questo caso.

Io la rete a suo tempo l’ho fatta, improvvisandomi un po’ con gran interesse (e chissà che un giorno non torni a fare qualcosa…), ma al momento proprio non avrei tempo, chè ho le mie solite tre-quattro cose da fare, con una cartella colori infinita da profanare.
Insomma io e la mia compagna di sventura, Emanuela Losco di Monteforte Ricama, abbiamo pensato di fare un lavoro a quattro mani, per invitare tutte le visitatrici reali e virtuali ad Abilmente il prossimo ottobre, a venirci a trovare, per guardare alla rete, o al ricamo classico, con un occhio diverso, o semplicemente con un occhio che salta divertito e curioso da uno stand all’altro.
Non siamo certo le prime a coniugare ricamo classico e rete.
Anzi il valore della collaborazione è stato quello di unire le forze alla conoscenza. E così ogni tanto mi arrivava o io spedivo un messaggio che invitava a valutare una foto antica, un pezzo in mostra, un’idea strampalata o una geniale. Tutto con la semplicità di un lavoro senza finalità commerciale, che possa offrire un’alternativa, far nascere una passione, incuriosire.

Non vi mostro il pezzo di partenza. L’ho abbrutito in modo vergognoso. Ci ho provato il palestrina, un po’ di punto pieno, punti vapore senza senso. Non mi tornava, come proposta, di calcare troppo sul ricamo su rete, perfetto di per sè. Ho dunque optato solo per qualche elemento tridimensionale, con un cotone da ricamo sfumato n°25 molto bello che avevo preso in fiera, colore Compiegne 2017 di Fils a Soso.

Ce lo avevo così al mare, sulle ginocchia coperte da un vestitino nero, affascinata dal contrasto di quei colori sul fondo scuro, quando decisi che avrei dovuto montare il pezzo su una borsa nera, avendo escluso la trasparenza a causa dell’annullamento dei colori in controluce.

Ho usato una stoffa pelosetta che già aveva subito miei maltrattamenti ai tempi dell’Alfabeto a fiori e ho applicato la rete ritagliandola lungo il contorno ovale disegnato.

Poi ci ho ricamato sopra e il verde vibrava sul nero quasi quanto l’azzurro di quel mare che andavo a vedere dalla mia panchina sopra gli scogli, dove ho colto incredula la sagoma di un delfino saltare placida sul mare immenso e fermo, in un istante magico e fortuito in cui lo sguardo si è posato proprio lì e allora…