Voi sapete che quando sono depressa sfoglio vecchi alfabeti, oppure scarico font.
Quando ho iniziato la faccenda delle conchiglie, avevo immaginato un bell’alfabeto panciuto da riempire di reperti marini, ma non è andato tutto come avevo immaginato, e in parte l’ho già raccontato.
Avevo dovuto accettare l’evidenza dell’imprevedibilità dei prodotti di una mareggiata.
Era sopraggiunta la depressione quando, dopo aver imbrattato tele, scartato brutture ed essermi trovata con un esiguo numero di conchigliette soddisfacenti, proprio non mi riusciva di trovare un sistema per dar loro una degna collocazione. 
Uno scenario in cui farle vivere… 
Con la pretesa di rievocare la passeggiata sulla spiaggia, un po’ nostalgica e meditativa.
Mi era caduto l’occhio su una frase di un libro di Bockemuhl, che spiegava i quadri di Turner…
Il colore agisce secondo il proprio carattere, 
che si presenti nel quadro o in natura.
Ho iniziato a guardarmi attorno con occhi diversi.
E’ un esercizio interessante…
Quelle struggenti macchie vinaccia che si dileguano nel giallo e che osservi su un grappolo d’uva, se riportate sulla carta, o sulla tela, portano con sé lo stesso struggimento, anche se viene persa la forma dell’uva.
Mi servivano i colori del mare.
E un accenno di orizzonte, dove lo sguardo si perde nella vastità e ridimensiona i miseri problemi dell’umanità, alleggerendosi dei fardelli.
Con qualche gabbiano ad animare la scena e sulla cui groppa sorvolare gli oceani.
Bisogna sempre accoglierla la depressione creativa, ma io ci casco sempre…
E’ il motore che innesca il lavorio sotterraneo del cervello, dell’anima o di chi per essi.
E’ quel non so ché, che in quel magico momento rovescia la prospettiva e finalmente riesci a vedere il noto in una forma nuova.
Alfabeto ispiratore: Sajou 344
E così un giorno, risfogliando i più bei alfabeti, le foglie d’acanto si sono trasformate in onde.
E si è aperto un mare di possibilità.
Passeggi per Firenze e tutta la storia dell’arte italiana si riversa davanti a te in cascate di flutti dalle colonne, lievi mareggiate d’ottobre dalle facciate delle chiese, vivaci tempeste di cavalloni dai fregi più arditi. 
E ti viene da sorridere, perché tutti intorno a te vedono solo foglie d’acanto.
Oppure no…