Curioso che, proprio in questo frangente di reclusione di domestica, mi sia accidentalmente imbattuta nella Collana Piccola filosofia di viaggio, anche se parrebbe che è la via a trovare i naviganti, e non il caso.
Mi sono lasciata trasportare da La rotta delle nuvole, di Peppe Millanta.
Ho letto col sorrisetto stampato in faccia, per diversi motivi (e quando i motivi sono tanti, la soddisfazione è maggiore). Uno fra tutti è la sorpresa di sorprendersi del fatto che, mentre percorri una certa strada, inevitabilmente incontri compagni di via.
Mi ha anche inferto una stilettata.
Proprio nel momento in cui consegno la versione definitiva del mio album sulle conchiglie (dove la parola definitiva non è negoziabile, perché a tutto bisogna mettere una fine, sennò non si finisce mai), mi arriva lui a ricordarmi che mi sono dimenticata delle nuvole.
Un paio di volte mi sono detta che avrebbero dovuto starci. L’ho archiviate, perché il ricamo cominciava a diventare troppo complesso, ma quel senso di irrisolto mi ha accompagnato fin’ora e adesso lui me lo ha scoperchiato.
Così già da ora annuncio che il libretto nasce con una pecca.
Ma dobbiamo rallegrarci…
La storia non è finita, perché in qualche modo dovrò compensare e chissà che proprio le nuvole non diano un nuovo impulso  alla ricerca.
A mia discolpa posso però dire che, se anche non ho messo le nuvole, c’è il vento, con le corde al vento, che è il motore e che rimanda ad un altro grande assente, che è il sole.
Ecco che, discolpandomi, ho sottolineato un’ulteriore mancanza.
Perché è il sole il vero motore di tutto.
Ma ho messo i colori…
Mi sono permessa di darlo per scontato, come facciamo sempre.
Sono certa che gli elementi torneranno, per completare il quadro.
Eh… Sì. Inevitabile che finissi in un tramonto.