Vi prometto che questo non si trasformerà in un blog di lirica. 

Il punto è che sono entrata in fissa con i gorgheggi (e con un paio di baldi e languidi tenori, a dirvela tutta). 

Curioso che mi sia impantanata nella lirica proprio mentre stavo osservando quanto la mia vita fosse povera di musica: sempre le solite quattro canzoni, ma ascoltate a ripetizione e a puro scopo di intrattenimento. Sono maturi i tempi, o forse, come credo, il motore dei ricordi ha innescato quel processo… 

Quello in cui ad un certo punto accade un fatto e, per coincidenza di luogo e momento propizio, i sensi recuperano memorie sepolte e lo sfarfallio alla bocca dello stomaco si tramuta in sentimento, motivazione e… Ossessione.

Così mi sono rivista audace, a proporre la copia della musicassetta di Dirty Dancing sotto uno sguardo di disapprovazione, in una casa dove la sola musica degna era quella classica, che ascoltavo passiva: come tutte le undicenni vedevo e ascoltavo la preistoria in casa mia e scuotevo la testa come chi la sa lunga.

Deve essersi depositata da qualche parte, dopo il rifiuto. Ha atteso paziente di uscire allo scoperto e adesso trionfa.

E siccome mi sono presa la briga di seguire i brani celebri con i sottotitoli (per decifrare gli urli incomprensibili), ho fatto un paio di scoperte interessanti.

Per prima cosa, è evidente che tutte le madri dovrebbero mettere i figli maschi davanti a Youtube, col Domingo o il Villazon di turno, legarli alla sedia e obbligarli ad imparare ad essere uomini… 

D’accordo! D’accordo! 

Anch’io non riuscirei a starmene seria, se l’uno mi parlasse accalorato del mio dolce viso di mite circonfuso alba lunar… Ma almeno un piccolo elegante gesto… O un concetto, espresso in parole e senza emoticons… Sarebbe già così tanto e desiderabile…

Seconda cosa… 

Udite! Udite!

Eppure forse voi lo sapevate e io no…

MIMI’ E’ UNA DI NOI!


Mi chiamano Mimì,

ma il mio nome è Lucia.

La storia mia

è breve: a tela o a seta

ricamo in casa e fuori.

Son tranquilla e lieta,

ed è mio svago

far gigli e rose.

Mi piaccion quelle cose

che han sì dolce malia,

che parlano d’amor, di primavere;

che parlano di sogni e di chimere,

quelle cose che han nome poesia.

Tornando alla mia goldwork butterfly, mi sono trovata costretta a rivedere la direzione dei punti di un petalo, che mi aveva tratto in inganno perché la forma è rovesciata. 
Così sono andata di dolente taglierina e infine imparato a far girare i punti.