Con un po’ di ritardo, varco il viale di betulle, concedo una grattatina alla Fulvia che scodinzola e apro entusiasta la porta, pronta a fare un balzo di benvenuto nella stanza. 
Una mano mi blocca: 
Fam-mi ve-de-re la stof-fa. 
L’hai sti-ra-ta
Provo a sfidare lo sguardo che sta dietro alla mano, ma non c’è ombra di pietà sul volto della Cesarina. L’unica cosa che posso fare è estrarre con cautela la mia pezzetta, col terrore che una piega si delinei proprio mentre la srotolo dal tubo di cartone. Sfigurata dalla paura, le mie spalle si fanno curve e la mia statura si contrae, mentre quella della Cesarina si fa gigantesca e mi sovrasta. La stanza ammutolisce di colpo e i secondi che seguono l’ispezione si fanno pesanti. I rintocchi dell’orologio alla parete come colpi d’accetta.
Sento che dovrò tornarmene a casa e già comincio a ruotare il corpo al rallentatore, con la posa del maratoneta pronto.
La Cesarina solleva il mento di scatto e con un cenno secco della testa mi concede l’ingresso. 
Nello sguardo severo che segue il mio strisciare dentro, leggo che mi sono già giocata la mia prima e ultima concessione.
I sensi, non più tesi alla fuga, si distendono. Alle narici arriva l’odore del caffè e alle orecchie giunge il suono tintinnante delle porcellane, che stacca dal brusio eccitato di fondo. Vedo la stanza gremita e lo sguardo si perde all’orizzonte: saluto Louisa, che mi ha portato una conchiglia raccolta sulle rive dell’oceano. 
Le tre Paole, arrivate circa tre ore prima dell’apertura, mi sorridono raggianti allo stesso tavolo.
Rapita dalla visione, che nello spazio della veranda si estende oltre i confini dell’occhio, non mi accorgo che la Vale mi ha messo in mano un caffè macchiato e nell’altra un paio di ciambelline, che addento persa nell’orizzonte. Il sapore mi sveglia e scorgo la Lory intenta a dimostrare come riportare il disegno sul tessuto. 
Sta raccontando che lei ne ha già ricamati cinque e che al momento è impegnata a ricamare le otto ante del suo armadio, ma che si presta volentieri a condividere la sua esperienza. 
La Gabry, che nel frattempo ha svuotato lo scaffale dai rotoli di stoffa e ha iniziato a riordinarli per colore, sentenzia che Qui si batte la fiacca… e mi trovo costretta ad ingollare il caffè.

Noto che tutte stanno seguendo scrupolose le indicazioni della Lory: hanno tracciato con un pennarello nero sul disegno una linea che offra appoggio al 2021 e acceso le lavagne luminose; hanno centrato il telaio stampato col cerchio (oppure semplicemente centrato la stoffa), allineato la linea col drittofilo e appuntato la stoffa alla carta. Mi conduco furtiva nell’area appartata di quelle che la lavagna non ce l’hanno o se la sono dimenticata e che stanno improvvisando con tavolini di vetro, le alzatine di cristallo della Vale, scatole di plastica trasparente con dentro le lampadine dell’armadio della Lory. Becco la Michy e la Sam intente a smontare una porta finestra da appoggiare su due cavalletti. Mi unisco alla geniale compagnia e, mentre il gruppo dissidente muore dal ridere all’ultima battuta della Sammy, sollevo lo sguardo e scorgo la Cesarina osservarci scuotendo scandalizzata la testa in segno di disapprovazione. 
Mi getto sotto la porta finestra augurandomi che non mi abbia visto e striscio sotto i tavoli. Sento il gruppo della Lory discutere sul tipo di penna da usare per il riporto del disegno. 
Qualcuno opta per la matita ben appuntita, qualcun altro per una matita con le mine. Sento una assicurare che quella con le mine blu da architetto è la migliore, ma io non le ho mai provate. L’esperta di patchwork dice che lei sta usando il pennarello solubile, ma la ricamatrice di miniature ribatte che siccome il tratto viene assorbito dalla stoffa, risulta troppo spesso e poco preciso per disegni ricchi di dettagli. Le mamme con i figli alle elementari sfoderano le Frixion assicurando che col ferro da stiro scomparirà tutta la traccia e mettono in atto il prodigio disegnando sulla stoffa la caricatura della Patty appena sveglia, per poi stirarla. 
Brave! 
Sentenzia seria la Cesarina. 
Adesso provate a mettere la stoffa in frigo
Cheeeeé?! 
Dopo averlo fatto, le mamme a bocca aperta realizzano che il disegno è riapparso e magnanima, senza saccenza, ma impassibile, la Cesarina raccomanda di stare attente, che quella traccia è pronta a riaffiorare quando uno meno se lo aspetta. 
Nel mentre, solleva la tovaglia e mi fa un cenno denso di significato e minaccia. Così vado a disegnare anch’io, con una termocancellabile Papermate, che mi sembra meno stabile della Frixion e quindi di conseguenza più scioglievole al lavaggio.

Colgo nell’aria, non dette, le stesse parolacce che ho pensato io. 
Troppi rami, Patty! Troppi rami!
La Cesarina gira tra i tavoli, quindi nessuno osa fiatare.

Ma la Patrizia non si accorge della nostra fatica. Mi chiedo dove sia. 
Poi sento un solletico alla schiena e mi giro di scatto. 
Ferma! Dice lei! 
Mi sta dipingendo volute e foglie sulla camicetta. Io obbedisco, ma le sussurro che doveva disegnare meno rami. Mentre lo dico, il pennello segue la sua magia e dalla manica scorre sul braccio, scivola sulla mano e dalla mano al tavolo. Capisco che sarebbe come chiedere a Michelangelo di togliere qualche personaggio dalla volta della Cappella Sistina e adesso che ci ha tutte affrescate, siamo come una giungla brulicante di vita e di fiori.
A presto con gli aghi affilati e i fili dipanati… 
Stesso non luogo, stessa non ora!

Qualcuno mi ha fatto notare che il cerchio del disegno è più piccolo del cerchio del telaio stampato. Un po’ sì… Ma se volete un controllo, il diametro è di 17,5cm nel disegno. Potreste avere un’impostazione di stampa che riduce automaticamente l’immagine. Selezionate “Stampa dimensioni effettive”.

Parte prima dello story-tutorial d’auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l’abbiamo ricamata tutta!
Se non hai ancora scaricato il disegno, trovi tutte le istruzioni in questo post di presentazione!
Grazie per essere passato a trovarci,
Elisabetta