Sono arrivata in fondo. 

In tutto circa tre settimane, ma rallentate dal tour compleanni e Santa Lucia, che mi esaurisce ogni anno.

Il secondo monogramma un po’ meglio del primo, ma insomma ancora non sono tornata nella mia piena forma. Vi confesso che aver perso così tanta mano mi ha un po’ spaventato. Combatto da un po’ con la spalla destra malconcia e già ero preoccupata di trascurarla e di finire prima o poi senza un braccio, condannata a ricamare coi piedi come fanno con la pittura alcuni mitici personaggi. Si lo so… Ho anche il sinistro. Ma mi sa che i piedi sono più abili.

Augurandomi che il braccio duri ancora qualche altro anno, qui oggi volevo parlare della mia sfilatura pigra. Cioè… Più pigra sarebbe stata quella col mio solito mezzo giuliccio, ma mi sentivo in dovere di fare uno sforzo, seppur minimo. Giusto per non sembrare troppo banale in questo periodo di grigio grigiore. Così ho optato per un colonnine intervallato da un mezzo giliuccio (aspetta…) e una colonnina a rammendo coi pippiolini.

Se fossi stata virtuosa, la sequenza si sarebbe ripetuta senza intervalli a colonnine… Avevo l’angioletto bianco e biondo sulla spalla destra che mi sussurrava che sarebbe stato tutto più bello e prezioso, il diavoletto rosso col naso paonazzo su quella sinistra che sibilava Ma sei matta! Non sfilare neanche!

Così ho preso una strada di mezzo, che mi consentisse di non far tornare i conti ai fascetti (perché è questa la condanna a cui non volevo andare incontro – oltre alle ore di rammendo e di pippiolini). Dunque ho sfilato, preso il mio metro e calcolato gli intervalli. Là dove cadeva lo spillino, si sarebbe fatto il terzetto mezzo giliuccio, rammendo, mezzo giliuccio. Stranamente, sono pure tornati i conti (14 colonnine di scarto, con solo un errore trascurabile su un’unica tenda). Alla fine devo dire che l’ho pure trovata interessante. Semplicina, con quel ché in più. Non vi fotografo il rammendo. Non avevo voglia di andare a scovare dove era finito il telaietto e ho tenuto tutto in mano…