Ero preoccupata. 

Pensavo che tutti quei nodini avrebbero affogato le mie belle onde, vanificando lo sforzo di giorni.

Invece la luce si infrange sullo stesso colore, ma i nodini la intrappolano, mentre le onde la riflettono pulita. Ricordo ad un corso una signora stupita che io continuassi a parlare di luce. Solo allora mi sono accorta che vado in cerca di un riflesso e che la mia sfida cade continuamente sulla costanza di quel riflesso.

Ovviamente e fortunatamente di strada ce n’è ancora da fare. Però questa è andata. Mi toccano ora circa 6 metri di orlo a giorno e la tenda gemella, con una M.

Mentre però agli sgoccioli del 2020 il cervello era ottuso e rischiava l’essicazione, ora un po’ di idee iniziano a frullare e so di correre il rischio di perdermi. 

Confesso. Mi sono già persa. Ho iniziato, e quasi finito, un paio di iniziali che con esile e struggente vocina mi chiamavano e invocavano di essere strappate dalla cartella, prima che l’albero di Natale venisse smantellato e la tovaglia rossa riposta. 

Vi aggiornerò.