Prima di partire col raccontino del seggiolone, faccio presente a Patrizia che stanno per scadere i termini per la presentazione del risultato della sfida. Essendo però io assai magnanima e comprensiva, essendomi documentata sulle difficoltà degli spiriti liberi ad essere compressi in sistemi codificati come quello terribile del metrico-decimale, e intuendo che abbia addirittura buttato gli strumenti necessari, le ho fatto arrivare un righello da Amazon e qualche tutorial da Youtube su come si usa. Ero indecisa se mandarle o meno un pallottoliere per contare le rose e le foglie… Ne ho trovato uno con le palline fucsia. Ho mandato anche quello.

Torniamo a noi…

La mia vocina placida e fatalista mi aveva sussurrato all’orecchio di provarci, che in caso funesto ci saremmo riuniti tutti intorno al fuoco celebrando il rito del lancio della sconfitta tra le fiamme, occasione di incontro e scrocco certo di un pasto.

Dunque, placida e fatalista, ho incastrato sulla seduta un grande foglio di carta e ho ricavato il modello del cuscino, letteralmente spiaccicando la carta lungo i bordi di legno. La vocina giudicante (l’altra, la creatura intransigente) mi prendeva per i fondelli e rideva a crepapelle sulla mia ingenuità. Sottolineava la mia certa incapacità a risolvere i margini arrotondati, le pieghe interne al margine, le stringhe per il fiocco e la cerniera. Ah! Che risate si è fatta sulla cerniera! Per me quello era comunque l’ultimo pensiero, visto che, anche avessi fatto una porcheria, non sarebbe stata in bella vista. Sono dunque andata avanti canticchiando un motivetto per non ascoltarla.

Mentre tagliavo la sagoma, evidentemente in uno stato di flusso o in trance (non avevo bevuto, comunque), mi era apparsa in sogno la dea delle ideone, che con voce soave e potente mi aveva imposto di disegnare le stringhe di chiusura a forma di cravatta, obbligandomi dunque a ricamare quattro (e dico quattro!) terminali floreali, proprio mentre credevo di aver archiviato filati e ditale.

Placida e fatalista, ma con una placidità tremula sulla via scocciatura, avevo annuito obbediente e mi ero messa all’opera.

Stiratura, ricentratura, ricalcolo delle lunghezze del margine (oh! Come mi faceva paura quello!), avevo imposto un silenzio di tomba a tutti gli abitanti della casa, scarafaggi compresi.

Avevo tirato fuori la vecchia Singer, accarezzandola, evitandole urti o altre irritazioni e specificandole quanto mi fosse mancata. Avevo attaccato tutti gli spillini bene bene, avevo messo il pezzo in posizione e abbassato la leva del piedino. Con cura avevo posato la ciabatta sul pedale e avviato i primi punti…

 Drriiiiiin!

Il corriere Amazon.

Un libro di mio marito.

L’ennesimo libro di mio marito. 

Ero tornata alla macchina, avevo respirato profondamente e portato a termine tutto il giro della seduta. Ora sarebbe arrivata la parte complicata, con quel motivo a incastro, dove la seduta sbatte contro i pilastri della spalliera, ma confidavo che aver superato il quindicesimo livello a Tetris negli anni d’oro mi avrebbe aiutato.

Maaaammaaaa! Non capisco le domande di Italiano!

Oh. No.

Che poi le aveva fatte tutte giuste. Ma le aveva cancellate. E tutto per aver ereditato la mia vocina giudicante, a cui lui ha dato il nome di Johnny maligno.

Non so se potete capire lo struggente momento di pura gioia in cui cui scopri che se incidi l’angolo, l’angolo diventa una retta… Beh. Ancora mi commuovo a pensarci.

Lo avevo appena inciso, avevo intuito l’inintuibile, che neanche Einstein probabilmente aveva sperimentato una gioia più profonda…

Driiiiiiiiiiiiiiiiiin.

L’asciugatrice. Era in riparazione da due mesi. Avevo telefonato più volte per sapere come stava. Prognosi riservata, mi avevano detto. Poi, sul più bello (sì, proprio sul più bello), senza preavviso, me l’avevano recapitata.

Non vi annoierò oltre. Tutto era filato liscio dopo di allora.

Con mani tremanti avevo infilato l’imbottitura ed ero rimasta sconcertata a fissare il seggiolone per un quarto d’ora, chiedendomi come fosse possibile che tutto (o quasi… Vabbè non sto a puntualizzare su piegoline e altro…) combaciasse bene.

Il fiocco forse è un po’ vistoso, ma insomma… La dea delle ideone doveva darmi anche le misure senza fare troppo la spocchiosa.