La frase di per sé non è di quelle che ti spalancano l’illuminazione. A me fa l’effetto delle massime che appaiono un po’ banali, ma che si sedimentano in un angolo del cervello, come archiviate per aspettare che un senso più profondo emerga.

D’istinto l’ho scelta per il grest estivo delle bambine e mentre ricamavo cercavo di capire perché. Credo tutti sappiano che è estratta da Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. Chi ha figli intuisce subito. Quel “tempo perduto” è lunga privazione e dedizione, forse annullamento, oppure, chissà, migliore espressione di sé. 

La frase segue con Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Il gioco diventa facile se la protagonista della storia è una rosa. Quella che vedete in foto è la stessa che avevo acquistato per fare le prime foto dei ricami Patrizia & me. L’avevo rinvasata e la poveretta aveva chinato il capo dei boccioli e dato grossi segni di sofferenza. L’avevo spostata più volte cercando di intuire dove le fosse più gradevole stare, l’avevo annaffiata tutte le mattine lusingandola per le sue nuove fogliette e, nonostante il mio proverbiale pollice nero, aveva messo sette boccioli e stamattina ne ho contati altri quattro. Ho visto rose magnifiche al Museo etnografico delle Dolomiti Bellunesi, ma questa piccoletta anonima ha acquistato un valore speciale.

Ma a voi la frase non smuove qualcos’altro? Un qualcosa che si insinua tra i fili e le ore spese sulla tela? Io l’ho capito quando, per un breve periodo, mi sono data alla ricamatrice programmata. Non riuscivo a rispettare i ricami a macchina. Quando li avevo tra le mani non mi scappava un sorriso, non affioravano ricordi estesi. Tanti si stupiscono del tempo che perdiamo a ricamare. Solo chi fa, sa che è un tempo che ritorna, indipendentemente dalla qualità dell’oggetto prodotto. E chi ha osato sostenere che è cosa inutile e che i giochi di gruppo favoriscono di più la socialità, non ha probabilmente avuto la pazienza di sedersi un attimo ad osservare la qualità più intima e produttiva della relazione tra le bambine al tavolo, che solo condividendo lunghi tempi può nascere, fatta di sostegno, condivisione dell’entusiasmo, superamento del momento di noia. Dico questo ben sapendo che a seguire servono anche i giochi di gruppo.

E lancio a Patrizia la domandona…

Vale anche per la tua pittura?