Quelle tra voi a cui ho strappato un sorriso, fotografando la stampa nel quadro, sono state mie silenziose compagne di avventura. E se non vi ricordate perché avete le stampe di rose dipinte, sono qui a raccontarvi dell’omaggio di Rakam di almeno 25-30 anni fa. Sono sempre state sotto i miei occhi, appese nelle case in stanze diverse, di volta in volta. 

Non ricamerei mai rose, mi dicevo. 

Leggendo un libretto che mi faceva paura perché ripercorre dalle origini primordiali la storia delle rose (Il romanzo della rosa di Anna Peyron), con la paura di morire di noia, intendo (paura fortunatamente del tutto ingiustificata), mi sono imbattuta in un pittore di corte, Pierre Joseph Redouté, che aveva fatto una mirabile opera di pittura naturalistica e di natura enciclop
edica. Così, presa dall’eccitante dubbio di avere qualche Redouté in casa, sono andata a decifrare la sottile scritta alla base delle stampe di Rakam. Ho mantenuto un regale contegno, mentre urlavo a figli attoniti e insensibili che erano proprio sue.

Dunque avevo deciso di prendere i colori da uno dei quattro quadri, per il pezzetto per il grest delle bambine. Avevo scelto il più rosa confetto e ricamato il tutto.

Sul mentre dell’ultimo punto, avevo intuito l’alto tradimento. 

Prego tutti e tutte di non riferire a Patrizia che oggi faccio un post Pierre Joseph & me, bypassandola del tutto. Potrebbe rimanerci oltremodo ingrugnita.

Dovesse venirlo a sapere, mi toccherà scucire il pranzo.

Sulla via delle rose è inevitabile incontrare certi personaggi ed Antoine de Saint-Exupéry è uno che ti ammicca facilmente, mentre percorri i viali. La frase è sua, ma siccome ero una vispa e sciocca giovincella, quando l’ho letto per l’unica e ultima volta, aspetto a commentare, per avere parole più serie, dopo averlo riletto nuovamente ora, che ho poco senno in più, ma un occhio che guarda da un’angolatura diversa.