Bisogna sempre lasciare che il tempo affievolisca il legame, prima di prendere decisioni drastiche: ho buttato in lavatrice le mie conchiglie. 

Non senza l’estrema carezza, e un singhiozzo di addio. 

Una lavatrice mista a 40°, come solo una pessima donna di casa osa fare; dalla lavatrice all’asciugatrice, mia dolce compagna di vita. 

Sento giungere lo stridio dei vostri denti, nonostante abitiate a Lampedusa o a Charleston. Ma ho visto i video dei biker che guarda Alfredo e ho scoperto che c’è gente più pazza.

All’apertura dell’oblò ho sospettato che il pezzettino di lino si fosse addirittura disintegrato (suicidato?), perché non lo trovavo. Dando una sistemata perplessa, l’ho scovato infilato nella gamba di un pantalone, triturato e ridotto a una pallina di pochi centimetri.

Guardate un po’ che spettacolare effetto spiaggia!

Tutto è bene quello che finisce bene ed è bene che io possa trionfalmente assicurare che l’imbottitura di feltro (è pannolenci sintetico, in realtà – no lana) regge bene. Perché diciamocelo… Se regge le mie lavatrici, reggerà sicuramente quella di chiunque. 

Chiudo il post perché sento odore di bruciato…

Se non vi torna quello che sto dicendo (avete tutta la mia comprensione), è perché forse avete perso il tutorial dell’imbottitura in pannolenci (link qui), soluzione alternativa a quella proposta nel libro Ricamare il mare.