Quando rimango in silenzio per un po’, l’ipotesi più probabile è che i miei figli stiano mettendo in scena le loro peggiori performance, che la mia pazienza stia per esalare l’ultimo respiro e che, in sostanza, io sia in preda ad una banale crisi di nervi.

Questa volta, invece, la colpa è delle ghiande.

Dalla M in poi, ho cominciato a scribacchiare. E una certa idea, di cui non posso ancora anticipare alcunché per becera scaramanzia, forse troverà infine modo di assumere una forma.

Intanto ricamo quel che è uscito dai miei scarabocchi e, soprattutto, da una decina di campioni bruttini e bruttissimi, insultati, archiviati, selezionati e dati alle fiamme.

Ghiande nella loro forma originale, con un certo colore naturale, estivo e rigoglioso. Credevo che avrei ricamato rami di leccio, ma alla la roverella ha avuto la meglio. Ma ci sarà tempo per spiegare.

Oggi avevo solo voglia di far sapere che le mie giornate sono corse feconde e che forse inizia una nuova avventura. E che… Che bello! Per ricamare ancora insieme!

Ok. Dirò tutta la verità. 

Mia madre mi controlla. Mi ha minacciato che o faccio un post o conterà fino a tre. 

Uno, due…

Ciao madre, eh!