Era già scritto nella prima ghianda, che avrei disegnato un alfabeto. 
L’ho scelto snello e moderno, forse un po’ essenziale.
Sono impazzita a decidere come trattare il punto erba rasatello delle lettere. D’istinto ho ricamato tutte le linee scure sui profili di sinistra di ciascuno spessore e su tutti i tratti lineari, come se la luce venisse da destra, secondo un rudimentale approccio di illuminazione, su cui francamente non ho mai ragionato. Completato il ricamo, dopo averlo fotografato passo passo per il tutorial, stirato e sospirato di soddisfazione, qualcosa ha cominciato ad emergere dal profondo. Quella sgradevole sensazione di aver ragionato troppo frettolosamente (lo so, cado sempre negli stessi errori) mi ha pervasa: una vocina irritante mi suggeriva di rifare il ricamo, ricamando gli scuri all’interno delle curve, indipendentemente da come giravano, per far brillare la parte convessa con la luce più chiara. 
Ho strozzato la vocina con un bicchiere di Whiskey.
Forse la prossima volta ci proverò.
La cosa che mi piace di questi rami di ghiande è che il ricamo scivola via leggero. Ho rispolverato alcuni punti base, riuscendo, mio malgrado e inaspettatamente, a dar loro una voce necessaria. I rami a punto catenella ripassato incuriosiscono con l’effetto bicolor e le venature delle foglie a punto catenella emergono dal fondo a punto festone. 
Senza di loro, prima i rami erano senza vita.