Lettere di un alfabeto per neonati da ricamare

 

Una serie di accidenti imprevisti sussurra al mio orecchio di tornare allo studio del colore, rispolverando anche la teoria e mettendo in discussione i materiali, sebbene l’esperienza sul campo faccia da maestra.
Era stato facile assemblare gli azzurri.
Davo per scontato che la scelta dei rosa si sarebbe rivelata addirittura più intuitiva, perché al tempo dell’Alfabeto a fiori erano stati gli azzurri a trarmi in inganno.
Poggiai i quattro azzurri su un foglio bianco ed estrassi dalla mia scatola quelle che parevano essere tonalità equivalenti, sotto la spinta di quella certa superficialità che evidentemente e purtroppo ancora si diverte a confondermi.
Ricamai un’intera lettera rosa.
Quando lentamente l’occhio fa amicizia coi colori, impara a districarsi tra i suoi umori. Per esempio scopre il carattere esibizionista di un personaggio che tra i molti è intimidito, ma che in presenza dei suoi simili prende coraggio, emerge e ruba la scena. Oppure di quello che, sobrio e delicato, adatto a smorzare l’esuberanza del gruppo, ma provvisto di una nota di invidia gialla, svilisce la luce pura dell’armonia dei quattro e comunque non crea un parallelo perfetto tra azzurri e rosa.
La riprova del fallimento fu il cambiare il punto di vista.
Posai una lettera rosa accanto a quella azzurra sul termosifone della stanza, mi allontanai dando loro le spalle e, raggiunta la parete opposta, mi girai lentamente, trattenendo il fiato…
Poi mi si curvarono le spalle. Non solo non erano equivalenti. La lettera rosa spariva, come se la mia miopia peggiorasse quando posavo lo sguardo su di lei.
La vocina della superficialità mi diceva che ero troppo esigente.
Inviai qualche foto alle amiche cattive e la vocina fu definitivamente messa a tacere, dopo essere stata malmenata.
Il punto è che devo imparare ad ascoltare la vocina quella più flebile, che si fa sentire solo se le dai ascolto.
Così mi ritagliai del tempo dedicato, e scoprii che le quattro tonalità di rosa non erano equivalenti. Che dovevo scegliere una più scura ed evitare la giallastra.
Ora non sono del tutto soddisfatta, anche se da lontano l’effetto parallelismo e visibilità sono migliorati.
I rosa sono un po’ troppo squillanti, ma temo sia un limite della cartella colori.
Dopo anni di DMC 224 (il rosa antico per eccellenza), questi stridono. Se però scegliessi di ricamare tutto in rosa antico, succederebbe una cosa che ho osservato: tutti gli oggetti e l’abbigliamento per neonati sono tarati sugli azzurri e i rosa puri e i colori vintage, accanto a loro, darebbero un senso di svilimento. L’azzurro polvere apparirebbe come un grigio malato, il rosa antico come un marroncino deteriorato.
I colori di Lara Vella in realtà sarebbero un’eccezionale via di mezzo (il rosa infatti è del tutto simile al 225), ma nei filati DMC non ho trovato la transizione.
Dunque ho confermato questa palette. Come sempre accade, il tempo a più mani farà emergere nuove soluzioni.