Ricominciare a scrivere dopo tutti gli eventi libreschi e fiereschi degli ultimi mesi è complicato. Perché la testa non è sgombra e balza da un’idea all’altra e da un pensiero leggero ad uno più pressante e da un dolce ricordo passato al rude presente fitto di appuntamenti familiari, senza logica alcuna.
Preparo i corsi, temporeggio con i lavori avviati, mi ci provo a tornare ai salutari ritmi pre-fiera, ma stento a decollare.
Almeno tre volte ho iniziato questo post.
Riprendere le fila dei fili lasciati in sospeso con questa vacuità è arduo.
E dovrei scrivere un post di ringraziamenti con puntualizzazioni, espressioni di gioia, imbarazzo, entusiasmo e preoccupazione per l’inaspettata diffusione di Un alfabeto a fiori.
Ma prima devo far rientrare le parole nella mia testa, perché rimbalzano da una parte all’altra e come ben potete notare non si bloccano puntuali.
Tento di ritornare, con la mente e con le mani, al punto in cui, stufa di imbrattare brandelli di stoffa coi fiori, mi ero auto condannata ai lavori forzati a telaio, costruendone una versione domestica di dubbia professionalità, ma che, nonostante qualche preoccupante traballìo, ancora si regge degnamente in piedi.
Una anima pia, ignorando i miei post, oppure proprio a causa di essi, mi regalò qualche settimana fa un fichissimo supporto con telaio e, se non fosse stato che lo trovai davvero fichissimo e che compresi subito l’urgenza di tenerselo stretto stretto, avrei dovuto rispedirlo al mittente, ostentando offesa per la scarsa stima nelle mie doti di falegnameria. Ma sarebbe disonesto da parte mia far finta di averne e insomma ringrazio eccome per la meraviglia!
Racconto solo l’inizio dell’avventura con il punto stuoia questa sera, per colpa di quelle parole che non escono e perché mi dispiacerebbe rovinare il diario di bordo.
Avevo compilato, sull’onda dell’entusiasmo, uno scarno quanto superficiale carnet di viaggio: sarei salpata con il Bizantino della Scarpellini, approdata al Prenestino e concluso il breve tour con il Broccatello e un fantomatico Bokhara couching. Mi persi però ben presto nei meandri del couching e se fui strappata dalla bramosia di andare oltre e più a fondo fu solo perché già avevo acquistato con l’impegno il biglietto per altri viaggi. Ne esco con una vaga insoddisfazione, ma non escludo che il rituffarmici in questo racconto mi induca a tornare ad esplorare le misteriose lande non ancora violate dai miei campionari.
Ma non svelo oltre.
A breve con il Bizantino.
Abbiate la pazienza di aspettare però il mio ritorno: vado via sul serio per un paio di giorni.
A Ravenna.
Scontato, non vi pare?!
Un bacio a tutte voi che avete la pazienza di leggermi.
In fiera ho scoperto che non siete quelle tre o quattro che pensavo.
Grazie e a presto,
Elisabetta
Buona pausa.libera la mente e riposati
E PARECE COMPLICADISIMO…
PERO ES PRECIOSO.
SALUDITOS
Отдыхайте, и вперед на новые подвиги!