Avevo scritto un paio di post su alcuni fogli di recupero, mentre ero in attesa di una visita di routine in ospedale (niente di preoccupante, tranquille! Una di quelle fastidiose cose che ogni tanto ci tocca fare). 
L’infermiera che s-ciabattava efficiente e rapida sull’asettico corridoio aveva rallentato la sua corsa per apostrofarmi un Oh! Come scrive piccolo piccolo! 
N’somma. Mica tanto. 
Forse la cosa strana era che scrivessi con una penna vera, su di un foglio di carta reale. 
E, in effetti, a distanza di due mesi, ancora questi post non li ho copiati e dati in pasto.
Ve li propongo ora rimpiattati e solo appena riscaldati, ignorando il senno di poi. 
Così magari procedo a scrivere qualche altro post per raccontarvi di questo lungo e difficile periodo, in cui ho imparato molto, ricamato poco, ho ricominciato a rodermi le unghie (… e il fegato) e desiderato tanto tornare alla inquieta quiete della mia grotta, con un unico categorico imperativo in testa: LASCIATEMI RICAMARE!

Sedia in fòrmica azzurra dell’Ospedale di Borgo Trento,
L’infermiera s-ciabattante mi osserva sospettosa
9 aprile 2018

Concluse le festose scorribande pittoriche e le gozzoviglianti gite nel modenese, torno ai tempi di Ravenna e di quel punto stuoia che forse avete ormai dimenticato.
Aveva acceso un certo entusiasmo e, cercando in rete e nei libri di ricamo, avevo scoperto un paio di cosette interessanti.

Mi ero innanzitutto stupita della sua assenza in rete, anche se probabilmente deve essere un problema di parole chiave. 
Se cerco punto stuoia mi balzano sullo schermo pochi rimandi all’Ars Bizantina e a quella Prenestina. Quasi del tutto assenti le animazioni del punto o i tutorial. 
Strano, non trovate?
Se la cava un po’ meglio il Romanian Stitch, che sembra essere una versione ristretta del punto stuoia, ma che ha poco da spartire in resa finale.
Mi rimane il dubbio che sia un problema di traduzione e, appunto, di parole chiave. Vi pare possibile che lo ricamiamo solo noi?
Dilaga invece il Couching in tutte le sue varianti, anche se quella del punto stuoia è contemplata solo marginalmente. E di fatto le due tecniche non vanno confuse, anche se il concetto è simile.
Ho assaporato il couching nel ricamo in oro, dove emerge in tutto il suo splendore. Ma nel Couching oro i punti di fermatura sono perpendicolari alla direzione principale, mentre nello stuoia assecondano le spire del filo e insomma l’oro è un filato che va posato e sarebbe probabilmente sbagliato fare paralleli riduttivi.
Inutile dire che, rimuginandoci sopra e contemplando le meraviglie di Jane Nicholas…, le dita hanno cominciato a fremere, la razionalità a vacillare, la prudenza ad annebbiarsi.
E, come sempre in questi casi, ho avviato un progetto più grande di me.
Ma insomma… Quel bagliore che circonda i petali del grande fiore rosso e si insinua tra gli stami… Non chiama esigente a gran voce uno splendente contorno oro?!
Ahimé! Chi, ignara di tutto, poteva immaginare le odiose insidie delle punte? 
Ora che so, avrei dovuto ricamare, per cominciare, un bel palloncino tondo tondo.
Ma andiamo con calma. Ho qualcuno su cui scaricare tutta la responsabilità: la Laura, quella mitica de La cor:nice.
Per il salotto, che ormai è più rosso dell’inferno, avevo acquistato (adottato?) una sua cornicetta rossa, perché tanto qualcosa ci avrei fatto.
So per certo che William Morris disegnò quel fiorellone appositamente per la cornice rossa di Laura. Non sono sicura che sapesse che ci volevo fare un orologio. E, vi dirò, ancora non so se riuscirò a farlo.
Mi lanciai in un punto pittura morbido morbido, facile e rilassante, eseguito in una settimana piuttosto tranquilla, con musica di sottofondo. Nulla faceva presagire la tragedia. L’entusiasmo alle stelle. Posavo il rocchetto dell’oro scintillante sul tavolo e gli sorridevo con materno senso, pregustandone il tocco.

Sull’oro non mi metto a nudo raccontandovi le figuracce da principiante. Vi basti sapere che alla fine acquistai un oro-imitazione-giapponese.

Fine della storia. Non vi mostro la foto del retro. Mi sono iscritta ad un corso di ricamo in oro serio. 
E per un po’ questo sta fermo così com’è. Vi farò sapere.
Per darvi la certezza che prima o poi le cose le porto a termine e che davvero vi racconterò come andrà a finire questa storia, ecco l’incompiuto portato a nuova vita sempre per colpa di Laura…
Da Morris ad Hazel Blomkamp.
Il disegno è di Hazel ed è tratto dal libro Crewel Intentions
Ve ne parlai due anni fa qui. Avevo in mente di farci costruire intorno un vassoio, con un paio di maniglie rubate ad un antico cassettone. 
Feci recapitare tutto a Laura, senza remore.
Ecco il magico risultato…

Morale della favola:
Il mattino ha l’oro in bocca,
non è tutto oro quello che luccica,
ho partorito un’idea brillante che vi svelerò nel prossimo post:
non tutto il male viene per nuocere.