Mi sono uscite delle onde del mare lungo tutto il profilo del bordo.
Ero partita con la volontà di ricreare uno di quei motivi ornamentali che decorano con leggiadra lussuria i pezzi a punto Assisi: ci doveva stare dell’azzurro da ricamarsi con un punto alternativo al croce e alcuni elementi in nero a punto erba, anziché scritto. Questo è un vecchio lavoro, che raccontai qualche estate fa qui.

Avevo il palestrina in testa e la costruzione del decoro doveva tenerne conto.
A far le cose fatte bene, si sarebbe dovuto progettare un ornamento minuto e ricco, senza troppo rilievo. Ma io qui avevo i minuti contati (si vabbè… 15 minuti a ricciolo, 40 riccioli, 600 minuti, 10 ore) e da sfogare diverse necessità, nonché caparbiamente registrare le associazioni mentali che mi portano con le fantasticherie in Umbria.

Il palestrina un po’ ciccione mi serviva ad evocare i rilievi rustici dei ricami tradizionali, come il Punto Umbro o Sorbello. Scoprii la tecnica grazie allo stand di Giusy Federici a Parma, ammirai le foto dei lavori originali sul libro di Genevieve Porpora (Punto Umbro Black &White), corsi a vederli di persona a Perugia, alla Casa Museo Sorbello, piansi di commozione e invidia davanti alla postazione di ricamo della Marchesa Romeyene Ranieri di Sorbello, pianse Anita quando si sfracellò, piccoletta, sulla scala della piscina in un campeggio sul Trasimeno. L’infermiere di Castiglione del Lago, che le suturò la ferita, stava per diventare padre per la dodicesima volta. Io non c’ero perché avevo Alfredo neonato, ma mi raccontarono che se la risero parecchio, ipotizzando di cucire la ferita a punto Assisi. Mbè… Credo che Anita in realtà non ridesse. Se le dico Trasimeno fa Bleah! e si porta la mano al sopracciglio. 
Il palestrina non è un punto caratteristico del Punto Umbro, ma ne evoca i rilievi e mi piace tornare all’associazione punto stuoia-palestrina del ricamo prenestino. Ho ricamato le onde a tre fili di mulinè.
Azzurro mare, onde…
Non credo sia un caso.
L’infanzia spensierata delle vacanze (la mia) è mare. 
Con l’Isola d’Elba all’orizzonte e la sabbia nera dell’ematite di Populonia. Le tombe etrusche e le statuette di bronzo dell’Ombra della Sera, l’odore dei pini e dei pinoli. Le cicale.
In Umbria il mare non c’è, ma ricordo esattamente il giorno delle Elementari in cui lo dovevo imparare. Curioso cosa rimanga in mente. E chissà che tutto questo azzurro ad Assisi non servisse a portarlo proprio in piazza, il mare.
A ben guardare le onde sono solo i miei soliti riccioli, che si intersecano come le volute dell’arabesco su fondo stuoia.
Agli angoli, le lunette col punto ad ago simile al reticello. 

Erano nella stessa pagina degli angoli già ricamati al centro e morivo dalla voglia di provare una sagoma diversa dal quadrato.
Attorno, tutto un giro di punto quadro. Quello vero (solo perché fu il primo che imparai!), con tre diagonali a rovescio. 
In una delle occasioni ad Arezzo, andammo a trovare dei lontani parenti al di là della ferrovia. Una famiglia numerosa, con tanti figli dai nomi bizzarri. Io giocavo con la più piccola e con il suo cane. La casa della sua nonna era favolosa: ogni stanza aveva un nome legato ad un’epoca e ad una località. Non ricordo altro che il salottino francese settecentesco tutto d’oro. Ma non posso garantire che il ricordo sia autentico. Giallo oro era pure (e siccome ancora ce l’ho tra le reliquie d’epoca, questo al contrario è dimostrabile), un quadrotto di grosso lino a fili contati, con cui quella nonna non mia mi insegnò il punto quadro. Ricordo un mezzo viso, la mia compagna annoiata perché abituata a quell’attenzione e la mia bramosa invidia per quella consuetudine sua, in quella mia fuggevole occasione. A ben pensarci, quell’immagine mi ha sempre lasciato la frustrazione di non appartenere ad una terra di tradizioni e, nel tempo, il rammarico di non potermi vantare di una tradizione alle spalle. 
Anche se a tutt’oggi, per diverse ragioni, la considero tutto sommato una fortuna.
Io adesso però devo partire.
Sfreccerò oltre il luogo in cui ci vedremo a settembre, ma con me porterò questo sudario. Ero ottusamente convinta che lo avrei terminato prima di oggi e invece mi accompagnerà ovunque. Vorrei aggiungere un paio di cose ancora, una delle quali mi è stata vivamente sconsigliata da almeno tre persone. Ho solo oggi per decidere se dare priorità all’estetica o al senso del progetto..