Lavoro in corso di pubblicazione su Giuliana Ricama n°26 (Genn/Fab 2019), la cui redazione saluto e ringrazio.

Grano e fiordalisi… 
Hanno gli stessi colori della sabbia e del mare.
Come ogni anno, non mi capacito che sia già il primo dell’anno.
Non ho il coraggio di fare il bilancio delle cose belle e brutte che mi sono capitate e che sono capitate agli altri attorno me.
Chissà poi se ne vale la pena.
Accenno qui soltanto ai due maggiori stravolgimenti del 2018, che inevitabilmente influenzeranno il mio 2019.
Ricorderò questi capitoli della mia vita a causa dei sentimenti piuttosto intensi che li hanno accompagnati: rabbia, fatica e frustrazione in un caso, divertimento, follia e brio nell’altro.
Cercherò di sintetizzare.
Capitolo 1
LE PERVERSIONI DEL FISCO
Il 2018 si era appena appena affacciato alla porta, sussurrandomi all’orecchio che avrei ricamato indisturbata e leggiadra nei mesi a venire.
L’onda libro aveva preso un carattere più umano e i riti scaramantici del primo giorno dell’anno non avevano lasciato presagire intoppi.
Come fu per Alice, che scivolò in quel buio anfratto, la terra comunque cedette all’improvviso sotto ai miei piedi e iniziai a sprofondare in quel tunnel oscuro e pesto, in cui sei costretto a procedere a tentoni. Nessun Paese delle Meraviglie ad aspettarmi, ma conti, fatture, regolamenti e leggi scritte con un linguaggio incomprensibile da una mente perversa, o strafatta. Nessun dramma all’orizzonte, ma la necessità di un inquadramento diverso e con maggior obblighi.
Io scandalosamente impreparata.
Vergognosamente ignara.
Pregna di una disarmante ingenuità.
Nessun Paese delle Meraviglie, ma…
Se voltavo lo sguardo di scatto, potevo scorgere lo stesso il ghigno soddisfatto dello Stregatto.
Quando capii che io dovevo colmare l’ignoranza (o chiudere la baracca), iniziai a riporre nella scatola i miei arnesi, accarezzandoli e scusandomi per la prolungata assenza. Assicurai loro che sarei tornata a ricamare, e magari anche a fare qualche foto e a scrivere. Ma che per il momento avrebbero dovuto portare un po’ di pazienza e cavarsela da soli.
Ho imparato tante cose nel 2018.
Ho imparato a sfatare il mito dell’italiano brontolone. Ho imparato a portarmi una bottiglia di Pampero dal commercialista, per sdrammatizzare in compagnia. Ho imparato a sedermi prima di ascoltare i bilanci e ho imparato che l’incertezza dei medici è una scienza esatta, se paragonata alle incertezze dell’interpretazione delle legge.
Vi confesso che su certe questioni non ci dormivo la notte.
Col passare dei mesi qualche difficoltà diventò routine e, nonostante io debba ancora far uso del respiratore quando compilo una fattura, tornai a vivere con serenità la nuova avventura.
Forse dovremmo accogliere la disgraziata perversione del fisco come frutto della nostra tormentata storia e infine accettare lo sforzo in virtù della libertà di cui godiamo e di cui dobbiamo essere grati.
Potrebbe andare meglio, senz’altro.
Potrebbe andare peggio.
Ho avuto la libertà di usare i mezzi di comunicazione per uscire dall’anonimato e per entrare in contatto con tante appassionate. La libertà di esprimermi come meglio credevo. La libertà di organizzare eventi e pubblicare un piccolo libro. La libertà di trasformare un’attività come il ricamo in lavoro. La libertà, in sostanza, di mettermi alla prova.
Se guardi bene la cartina geografica e fai qualche conto, scopri che non sono molti i paesi in cui puoi farlo.
Fantasticavo esaltata sulla mia idilliaca gratitudine, quando ho appreso dell’introduzione della fattura elettronica: ma cosa diavolo si sono fumati stavolta?!
Capitolo 2
IL GRUPPO ANOMALO + 3, A COLAZIONE DA TIFFANY
Non ricordo il giorno esatto in cui è iniziato tutto. Forse pioveva e avevo la luna storta, oppure avevo indossato una maglietta rosa e mi prendevano in giro. Forse è iniziato tutto un po’ quel giorno e un po’ in quell’altro.
Relazioni umane disinteressate, simpatiche e oneste. Persone con cui entrare in sintonia, dare e ricevere coraggio, forza e motivazione. Con cui confrontarsi in assoluta libertà, certi di essere compresi e non giudicati. Con cui sgrovigliare i fili dell’insofferenza, senza doverli celare o indossare una maschera.
Il mio anno si è concluso nel migliore dei modi, con un pranzo improvvisato con alcune di esse.
Nel corso dell’anno abbiamo fantasticato e costruito visioni e sperimentato, ad Abilmente, il valore del reciproco supporto e il carattere contagioso dell’entusiasmo. 
Mi sono svegliata questa mattina con l’immagine di ciascuno di noi naufrago sulla propria isoletta, che galleggia senza meta in un mare di isole. Qualcuno ogni tanto lancia un ponte di corde e non ti senti più solo. Quest’anno  è successo tante volte, in un modo diverso dal solito, più intenso e franco. Probabilmente perché sono cambiata io. Oppure perché la mia isoletta è andata a cozzare contro quelle giuste.
Il capitolo 1 e il capitolo 2 influenzeranno il mio 2019 a causa dell’esigenza, da un lato, di produrre e dall’altro di provarci a dar vita a quelle visioni. 
Al di là delle mie questioni private, comunque, c’è un bel movimento nel mondo del ricamo.
Più volte, nel 2018, mi sono trovata a pensare che il segreto stia nel rimuovere le paure.
Cari auguri di buon anno a tutti!