La tempesta che si è scatenata In quel campo di grano ha spazzato le mie fantasie sul mare, ma ora che la burrasca inizia a placarsi, riprendo il coraggio di tornare a riva.
Ho liberato dalla sabbia La casa estrema e l’ho riletto, questa volta in edizione cartacea. 
Carta batte Kindle. 
Purtroppo devo ammetterlo.
Se non altro per il gusto di aver rubato la copia alla Cesarina.
Ad Abilmente mi ero innamorata delle casette di Nadia Piscaglia de I ritagli di Napi (http://iritaglidinapi.blogspot.com/) e un suo kit mi è… Finito tra le mani! 
Grazie, Nadia!

Mentre ammiravo le casette, visualizzai qualche rosellina tra le tegole, ma ora, che sono passati tanti mesi e che è arrivato questo condizionamento oceanico, alcune onde hanno raggiunto il piccolo villaggio.

Cucire e ricamare le casette di Nadia, rileggendo il libro, ha ricreato quella giusta atmosfera meditativa, fatta di operazioni lente, ma accurate, in cui ritrovare la consapevolezza dello scorrere del tempo.
Ho apprezzato il cartonnage di Nadia, perché non  prevede scotch o colla, ma soltanto familiari gesti d’ago, che possono essere costantemente controllati e corretti per garantire la perfezione dell’esecuzione. 
E mi sono accorta che più tempo dedico a queste piccole cose (vincendo la frenesia del tanto e subito), più me ne innamoro. 
Più la resa è perfetta, più le rispetto e le conservo con cura.
E ho intuito le motivazioni profonde dei movimenti Slow: tornare a dare valore ai lavori fatti con cura, per rispettare di più tutto quello che ci circonda, per sentirci responsabili, per prevenire errori… O disastri.
Così ho lentamente eretto le pareti delle mie casette. 
Prima di aprire un’impresa edile avrò un bel po’ da lavorare e arruolare Nadia come consulente della sedia accanto. 
Errori, cioè…, nonostante gli slow movements e tutta la pappardella della consapevolezza, ne ho messi a iosa. Ma sono quegli errori didattici, che bisogna fare per imparare… 
Insomma, dovevo andare ancora più slow.
Ringrazio Nadia per avermi lasciato personalizzare la sua opera e pubblicare le foto. Sentivo il bisogno di lasciarmi condurre per mano in un nuovo lavoro, senza pensare e con la sicurezza di istruzioni precise. 
Era da tanto che non me lo concedevo più. 
E mi piace, perché un po’ di Nadia è entrata nella mia testa e nel mio modo di indirizzare le idee per i progetti futuri.
Non possiamo fare tutto da soli e spero di non essere fraintesa quando dico che dobbiamo rubare un po’ dagli altri per evolvere, perché da solo forse nessuno di noi avrebbe la capacità di partorire nuove idee. Rubare qualcosa per trasformarlo, impastando questa nuova farina con il proprio vissuto, ma rendendo merito a questo ingrediente prezioso che abbiamo scoperto nel nostro cammino. 
E il valore delle collaborazioni sta proprio nel farsi condizionare, per vivere un’esperienza creativa nuova, che ci mette di fronte ad imprevisti o che scuote il nostro solito modo di vedere le cose, di scegliere i colori, di elaborare disegni.
Poi magari scopri che i colori dei tessuti scelti da Nadia sono gli stessi della copertina del nuovo libro in programma, ma che languiva e ti si riaccende la motivazione, in un gioco di coincidenze che ti fanno sorridere e che ti spronano a portare avanti i tuoi progetti.

Ho ricamato la filza a due fili e le roselline a uno. Ho consegnato i disegnetti a Nadia, se qualcuno volesse aggiungere la decorazione alle sue già perfette casette.