Ho saltato a piè pari un paio di goldwork weekend, rinnegando la mia butterfly… Ma felice! causa fugace vacanza, per strappare cartoline all’estate, da appendere sulle buie pareti dell’inverno.
Non c’era stato verso di estirpare al marito una previsione di ferie e così ci eravamo trovati a prenotare all’ultimo, per la settimana di ferragosto, famiglia extrasize. Chi sa, sa. E io ci casco ogni anno.
Insomma, avevamo trovato due sole alternative con salasso misurato: Torre del Lago Puccini o Marina di Bibbona. Ho lasciato che estraessero a sorte e fermato la prima. Per farla sporchissima, pur non avendo mai portato i marmocchi all’opera e pur abitando in provincia dell’Arena (vergogna!), avevamo prenotato pure la Butterfly del Festival Pucciniano, perché come si faceva andare là senza eccetera eccetera…
Mi avevano consigliato di portare i tablet, le carte e il Monopoli per i bambini, ma alla fine mi sono fidata della pessima educazione violenta che ho impartito loro. Al fatidico appuntamento, il terzo è piombato presto in un sonno profondo e gli altri hanno patito senza fiatare. Il secondo si è vendicato nei giorni successivi ricattandoci ad ogni passo che stancamente posavamo sulle foglie secche dei pini di San Rossore, la prima esprimendosi esclusivamente con lugubri gemiti in una personalissima rivisitazione della lirica, cantata in balenese ( cfr. Alla ricerca di Nemo).
Foto Gazzetta di Viareggio (link)
Io… Non la conoscevo.
Nonostante Alfredo incastrato tra la spalliera del duro seggiolino di plastica e la terza costola sinistra, sono riuscita a farmi sedurre.
Il teatro è all’aperto e il palco abbraccia il lago al tramonto, parte della scenografia essenziale. Regia incantevole. Non sono affatto un’intenditrice, ma ho colto natura e poesia, in un mondo di virtù al femminile. Mi hanno commosso l’illusione e l’attesa… Ci sono corde che vibrano solo quando superi una certa età.
Ho riconosciuto le tracce di quella comunione corale delle donne sul palco, diffuse nel quotidiano e tanto eloquenti in alcuni dei nostri luoghi di ritrovo con il ricamo.
Foto Gazzetta di Viareggio (link)
Avevo iniziato le ali prima di partire e le ho finite con la musica sparata negli auricolari. Negli occhi l’acqua rosa su cui è scivolata la barca e i canneti da cui staccavano gli aironi in volo.
Forse questa tua "incursione" nel canto lirico ha risvegliato in te sensazioni che neppure immaginavi di avere…..ora sai che il connubio musica-ricamo funziona….E se l'animo è rinfrancato dalle note , l'ago scorrerà veloce e tradurrà le tue emozioni interiori attraverso le gugliate di filo : se la tua creazione (come sembra già da ora) ricorderà le pennellate di un pittore….allora significa che quel connubio ha fatto cadere quell'ultimo mattoncino che forse rappresentava un piccolo inciampo all'interno della tua anima! Brava, come sempre e ancora di più :-)