Finito! La balza è corsa snella e veloce! Il seguito più difficile…
Cerco di far pace con la macchina da cucire da anni. Il nostro è un rapporto complicato. Non ci capiamo e avremmo entrambe bisogno di un consulente esperto, per una terapia di coppia che abbatta le mie resistenze e quel suo fare frettoloso e dirompente.
Ho riesumato la Singer che entrò in casa verso la fine del secolo scorso. Ricordo la signora che illustrava le sue prodezze: che la macchina avesse in programma soltanto la cucitura dritta e uno zigzag insulso poco importava, perché lei ci faceva di tutto, occhielli compresi. Io mi ero bevuta tutta la dimostrazione, apprezzando la semplicità delle operazioni con presuntuosa superficialità.
La macchina, posseduta, voleva però essere toccata soltanto dalla sua prima ospite e se io mi avvicinavo e osavo sfiorarla, mi sdruciva tutta la stoffa risucchiandola sotto la piastra dell’ago, cucendo una matassa di filo compatta sotto, che poi faceva da tappo e bisognava smontare tutto e tagliare. La storia finiva invariabilmente con la scena poetica del mio sguardo che fissa inesorabile un tiepido raggio filtrante attraverso il buco della stoffa tesa in controluce davanti a me, mentre il pianoforte, accompagnato dai violini, celebra il momento struggente.
Sono passati circa trent’anni. La sua plastica era bianca e scintillante, i miei capelli castano naturale. Oggi lei è giallastra, io… ehm… Ancora castana, ma col trucco. Siamo entrambe più sagge. Ci siamo ignorate per anni, anche se abbiamo abitato in quattro case diverse insieme. Oggi l’ho riaperta e tutto è filato liscio. Animate entrambe di buona volontà, abbiamo collaborato.
Ho addirittura fatto un arriccio, tremante.
C’è qualche piega di troppo, ma sono arrivata alla fine!
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