Sulla tenda ho detto poco, perché mi sono persa a raccontare i retroscena e l’intra-viscere. Dunque recupero…

Ma prima rispondo alle obiezioni di Patrizia, che ha pubblicamente riferito che alle origini del progetto le stavo tarpando le ali con troppe indicazioni, misure, contenimenti. E’ innegabile, ma è evidente anche che se non mettessi limiti, poi passerei la mia vecchiaia a ricamare foglie e rose. Ma tanto io posso erigere tutte le barriere che voglio… Lei fa così: smette di mandarmi foto e poi mi recapita la camionata. Tanto sa che poi io salto fuori con un banale quanto eloquente in foto non rendevano, che farebbe mandare fuori di testa anche il più santo.

Andiamo avanti.

Ah! No! Ultima cosa: non medito sull’eremo, ma a Carp-lake. Un giorno ve ne parlerò.

La tenda l’ho ricamata su bisso di lino Bellora e se vi stupite del fatto che dopo la A e la M io abbia avuto ancora il coraggio di lavorare sul bisso è che, in effetti, non è poi così difficile. Certo i contorni delle foglie, fatti alla velocità doppia con la malsana bramosia di finire in fretta per rimirare il risultato, hanno risentito della trama un po’ più rada, ma qui il vantaggio è che le rose rubano lo sguardo e i dettagli stortarelli vengono perdonati.

Avevo scelto i colori cercando una fedele riproduzione…

Rimiro solo ora che scrivo, su questo stesso schermo, le due foto, non fatte di proposito, ma pescate casualmente dalle tante inquadrature e fortunatamente coincidenti nell’angolatura… Scorro con la barra di navigazione su e giù per confrontarle e i pensieri si affollano. Mi sembra di aver riprodotto il tocco della pittrice, ma c’è qualcosa di meno e qualcosa di più… La pittura è più leggera, il ricamo è più tridimensionale. La pittura mi evoca qualcosa di non detto, il ricamo mi comunica stabilità. E’ perché l’uno mi è familiare e l’altro no? Di uno conosco il linguaggio, dell’altro lascio che l’istinto colga l’essenza?

Scorro ancora e confronto… Forse non è il ricamo a comportarsi diversamente. Forse sono io. Ho ingrandito le foglie e lasciato più colore sulla tela. Ho invaso lo spazio? Mi sono lasciata prendere dal timore dell’essenzialità? Dovevo usare meno fili? Qui ho lavorato tutto a due capi.

Rabbia. 

La creatura intransigente si agita. 

Vuole risposte immediate, anche se le domande sono vaghe e appena formulate. Non ha tempo da perdere, lei, e non accetta che si sia solo all’inizio dell’avventura.

Così la quieto rientrando nella mia comfort zone e raccontandovi di come ho razionalizzato le sfilature della tenda, facendo cadere al centro un bocciolo e ai lati due motivi (simmetrici! Non ditelo alla Patty!), come terminali.

Giusto per evitare il solito mezzo giliuccio e il banale colonnine, ho fatto uno zig-zag frettoloso. Tutto sommato ci sta, quasi come fosse voluto: ci intravvedo una giocosa modernità e sento la creatura annuire compiaciuta.