E’ straordinaria la coincidenza di eventi, quando cominci a buttare l’occhio e il pensiero su qualcosa… C’è chi spiega la magia con la capacità di focalizzazione dei nostri sensi e del nostro cervello, ma a me preme il risultato: da più fronti arrivano le risposte o la nascita di nuove domande. E anche se non ne avevi tanta voglia, trascini la tribù a vedere una mostra su Kandinsky, prima che vengano ritirati i quadri (così corre voce). 

Kandinsky fu il mio primo amore e non mi vergogno a dirlo. Grazie a lui (alla sua voce entusiasta che tuona da Lo spirituale dell’arte), ho iniziato, molte lune or sono, a prendere seriamente il ricamo e di conseguenza il mio lavoro. Ricordo che ne rimasi così folgorata, che mi visualizzai a provarci con lui in un cafè di Parigi, mentre ahimè elegantemente mi rifiutava. Sognavo colori. Avrei tanto voluto visitare una sua mostra. Periodicamente riprendo il suo libro, irresistibilmente deturpato dall’acquazzone che prese in campeggio a causa di una mia imperdonabile distrazione: ora è un articolo vintage molto interessante, dall’aria estremamente vissuta. Nonostante la rilettura non mi emozioni più come la prima volta (rifiuto da rifiuto?!), trovo sempre qualcosa. Mi si riaccende quell’attenzione, quella spinta a considerare i colori come entità integre, capaci di vita propria, a prescindere dalla forma. E che con la forma acquistano un movimento che si espande tridimensionale tra gli occhi di chi guarda e la tela e che sprofonda oltre, trasportandoci, aggiungo io, in quella dimensione d’infinito che è fuori e dentro di noi.

Si, ok, ho esagerato. Ma nelle faccende amorose si esagera sempre ed è bello così.

Avevo dipinto un fondale a quel tempo e iniziato un ricamo che poi non andò a buon fine… Chissà se riuscirò a ritrovare le foto: me lo segno in agenda, ma torno al nostro piccione e al blu, perché ho divagato.

Contornavo le mie aree di un grigio fumo molto scuro (il nero mi sembrava troppo violento) e, vinta dalla noia, leggevo a sprazzi il capitolo sul contrasto di colori scuri di Itten… il bianco attenua la forza luminosa dei colori vicini e li scurisce, mentre il nero ne esalta la luminosità e li fa risultare più chiari. E anche che Se si separano i colori con linee nere o bianche, essi acquistano un risalto maggiore: la loro capacità d’irradiazione e di reciproca influenza è definitivamente bloccata, ogni colore acquista così un valore reale, concreto.

Guardo il blu delle ali e quello del fiore e scrivo una letterina a Itten per ringraziarlo: ce l’avevo sotto gli occhi, ma non lo vedevo.