Ci ho lavorato di getto senza tante parole perché il caldo mi fa procedere di inerzia e di solitudine. 

Il grest mi ha assorbito e le due settimane sono corse veloci. Il consueto mantra dal titolo Questo è l’ultimo anno di grest si è sciolto nuovamente agli sgoccioli, quando, durante i saluti finali (dovevo scappare a gambe levate senza guardare nessuno negli occhi), le bimbette mi hanno abbracciato, supplicandomi di  insegnar loro le roselline l’anno prossimo… 

Una voce che proveniva dal mio corpo, ma che non ho riconosciuto e che non sono riuscita a strozzare, ha risposto un energico Ma certo

Fine dei giochi. Mi sono inguaiata anche per il 2023. Ho un anno di tempo per elaborare una strategia di fuga vincente.

Ma lo so che l’occhio cade sulla foglia e che qui interessa soltanto capire che cos’è e perché un po’ mica è tanto bella.

Ecco. questa è la foto su cui sfogo le mie frustrazioni da anni… 

Sta ne Il libro delle cifre ricamate della Babbi Cappelletti. 

Se ci fosse il riferimento di quale casa o museo contiene questo pezzo, avrei già organizzato la gita. Iniziale a parte, ricamata con quelle geniali congiunzioni e con una perfezione che non oso definire a parole, il mio occhio da anni scivola sui ramages traforati e sulla tridimensionalità della rosa e si illude di poter ingrandire l’immagine avvicinandosi grottescamente alla carta, sbattendo inesorabilmente ogni volta il naso.

Elaboro diverse teorie da anni. Su una mi ero arenata, perché mi ci ero affezionata, nonostante fosse errata. Avendo sempre considerato tanti lavori in bianco professionali la trasposizione del ricamo in oro su biancheria lavabile e con filati di cotone (per somiglianza di stile e, spesso, di disegni e di apparente lavorazione), mi ero spiegata con il couching la trama incrociata della foglia. Subodorando che avrei testato la cantonata, avevo continuamente rimandato la prova.

L’ho fatto ora.

Dopo aver imprecato un giorno intero e fatto e disfatto e deciso di far finta che non me ne fregasse affatto ed essere sul punto di gettare la spugna, mi sono dedicata all’antica pratica dello sfoglio dei manualetti antichi. Non lo facevo da tempo. Il Manuale del cucito e del ricamo della Coats Cucirini, mosso dalle mie lacrime intrise del dolore della sconfitta, si è fatto docilmente scivolare dalla mensola tra le mie mani e, sollevando una sottile nube di polvere, ha solleticato le mie dita affinché si aprisse miracolosa la pagina sotto i miei occhi. Che l’avevano vagata più volte, senza affatto farci caso.

Insomma pare che la trama potrebbe derivare da un primo giro di lanci di copertura, come nel punto pieno normale, seguito dal ricamo di una seconda serie di lanci che prendono quattro trame del primo giro per volta, ricoprendole a righe sfalsate. Se non si capisce… Pazienza. Siccome non ne sono ancora sicura, aspetto a spiegare meglio. Anche perché la foglia non è venuta tanto bene: non riesco a regolarizzare i punti e l’imbottitura ostacola notevolmente il lavoro. Voglio provare con un numero maggiore di trame e una imbottitura più soft.

Per il resto… Siamo alle solite.

Devo avviare una nuova iniziale.