Se lasci passare troppi mesi, finisce che quello che doveva essere una pezzo di una tenda, diventa una lampada… O un abito per lampade.
Quel che conta è che sia finito, perché devo levare le ancore e il mare non è un riferimento casuale.
Mentre macinavo l’orlo a giorno, concedendomi una pausa solo per urlare la mia noia su Facebook e scoprire le ragioni per cui bisognerebbe amare gli orli, riflettevo sulla dipendenza da smartphone.
Anita mi aveva spiegato, sequestrandomi il cellulare dopo una sonora lavata di capo, che la gratificazione indotta dai like, o da qualsiasi altro feedback positivo, sarebbe in grado di produrre una scarica di dopamina, che a sua volta rinforzerebbe il comportamento compulsivo della mano che cerca e tasta lo smartphone per verificare quanti cuoricini si sono accumulati su Instagram, un minuto e mezzo dopo l’ultimo controllo.
Ora corro a cercare sul telefono se è una bufala, ma non è questo a interessarci direttamente…
Il punto è che un “rinforzo” si innescherebbe ad ogni gratificazione.
E la mia riflessione è nata sugli ultimi punti di questo ricamo, durante i quali ardentemente sognavo di iniziare a progettare il successivo (e in realtà il progetto era già definito prima dell’orlo). Nelle settimane precedenti, invece, la voglia di ricamare era ai più bassi livelli storici mai registrati. E avevo anche pochi progetti per il futuro.
Perché tutto era cambiato, così, all’improvviso?
Una cena fortuitamente non bruciata?
L’avverarsi della predizione di un oroscopo che non avevo ascoltato?
Probabile.
Oppure…
La gratificazione della fine di un lavoro portato troppo per le lunghe (l’arretrato che ti macina dentro…) aveva prodotto il prezioso pacchetto di dopamina, incartato con carta dorata e fiocco rosso, e aveva riacceso il comportamento compulsivo ricamatorio, che non ho bisogno qui di commentare.
So bene che tutto ciò non ha l’aria di una grande rivelazione scientifica e sembro ribadire un concetto piuttosto banale…
Ma pensavo, appuntando il filo sull’ultimo angolo, che l’arcaica tradizione di far avviare alle principianti una tovaglia da dodici, con dodici tovaglioli, forse non era una strategia motivazionale azzeccata.
Certo serve fare mano, ma probabilmente all’inizio occorre nutrirsi di piccole e grandi gratificazioni, per riavviare il motore quando la noia lo spegne. Anche se è poco poetico, dobbiamo accettare di essere il prodotto di reazioni molecolari. Lentamente l’intervallo tra l’inizio e la fine potrà dilatarsi, ma solo quando il corpo si sarà abituato a lunghe sessioni di lavoro.
Comunque…
Ho cucito l’abitino della lampada semplicemente orlando tre lati e finendo a macchina la coulisse del quarto lato.
Torno al mare per un po’, anziché mettere in pratica il nuovo progetto, perché urge un campionario nuovo per il corso. E siccome il lavoro non sarà tanto impegnativo e lo terminerò in fretta… Mi studierò, ricamando sotto alla lampada vestita a festa, per registrare gli effetti della cascata di dopamina, che come una doccia calda mi laverà di dosso noia e indolenza.
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