L’idea di partenza era quella virtuosa di cucire una cintura che avesse una caduta ricamata in entrambi i lati, per l’ovvia ipotesi che il dondolio facesse ruotare l’estremità.
Avevo in casa una viscosa nera scivolosissima, che mi aveva fatto innervosire già al primo taglio. Ricamarla non era stato complicato perché l’avevo messa a telaio, ma per il resto la storia era andata meno liscia. Scivolava la stoffa e scivolava la mia pazienza. E siccome i tempi si dilatavano, rispetto alle mie frettolose stime, avevo deciso che invece di una cintura, ne avrei fatte due.
Brava, eh?
Così mi ero ritrovata con due cinture scivolose da cucire.
Le avevo raddrizzate come meglio potevo e le avevo spillonate tutte a dovere dal rovescio, lasciando l’apertura per poter ribaltare la stoffa e per circa tre settimane il mucchietto nero e scivoloso era rimasto a giacere triste e solo sulla scrivania di là, causa priorità impellenti.
Quando mi ero decisa a portare a termine l’opera, il mucchietto era scomparso.
Se qualcosa di insolito accade, generalmente urlo ad Alfredo: la statistica gioca a sua sfavore.
Dopo averlo torturato per circa quaranta minuti, sibilando minacce, avevo gettato la spugna, pur con qualche dubbio, e avevo sottoposto allo stesso trattamento Anita e Mario.
Senza successo.
Ero certa che qualcuno di loro avesse commesso un grave crimine.
Circa una settimana dopo, ormai abbandonate le speranze, avevo ritrovato il mucchietto spinoso, al sicuro sopra ad una mensola, accuratamente ricoperto con un foglio affinché non prendesse polvere e solo in quel momento avevo ricordato che era stata la mia mano.
Ma voi non fate la spia. nessuno di loro dovrà mai saperlo.
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