Lettera tratta dal libro

E’ arrivata la richiesta di una C e io ho fatto sfogliare alcune immagini di Un alfabeto a fiori, per decidere i colori.

Da quando è arrivata la scelta di quelli della B, la macchina del tempo che si aziona quando infilo la cruna, mi ha catapultato in un luogo fatto di ricordi frammentati e nebulosi, che riaffiorano punto dopo punto. Mi sono rivista in una spiaggia a raccogliere conchiglie e poi dopo a costruire quei campionari che mi seguono quasi ovunque nelle fiere e sempre nei corsi sul punto pittura.
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I campionari di filati usati per la scelta dei colori della lettera fiorita

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Presa da un raptus nostalgico e da una curiosità indefinita, sono tornata a leggere i post di allora, mettendo in moto una macchina del tempo più concreta di quella che alberga nella nostra mente e che a volte scherza col nostro passato.

Ho scorso i post col tag Conchiglierie e sono accadute molte cose interessanti.
– Mi ha sorpreso la data del primo post, scritto nel settembre 2016, in cui annunciavo di essere stata ufficialmente presa ad Abilmente, dopo anni di tentativi vani. Scrivevo…
Se supererò indenne le prime due giornate, non collasserò il sabato ed arriverò con le mie gambe a casa la domenica, prometto reportage, dovizia di particolari, numero dei colori, fuochi d’artificio e fiumi di alcool per tutti!
La faccenda degli aperitivi era già stata scritta e decisa, prima ancora che partecipassi ufficialmente ad una fiera, evidentemente. Non me lo ricordavo.
– Mi ha intenerito l’ambientazione familiare e qualche parola specifica si è fatta chiave di un cassetto di ricordi sopiti…
Dunque io e la mia squadra cercavamo color-conchiglie. Accoglievo con gran serietà anche i frammenti di 2 mm che mi portava Alfredo e a casa (nel bungaletto), allineavamo i resti di quelle povere bestiole litigandoci i pezzi.
Quel piccoletto, che si intuisce appena appena consapevole di se stesso, ora mi sovrasta con la sua imponente mole.
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Campionari con filati DMC, colori ispirati dalle conchiglie

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– Mi ha divertito la scellerata spontaneità di certe mie scritture…

Quando eravamo giovani (ehm… più giovani), io e le mie sorelle studiavamo l’evidente perdita di senno delle madri, scoprendola proporzionale al numero di figli. Tre sono un bel numero per celebrare il mio decadimento cerebrale e ora sguazzo con gioia nella mia irrazionalità.
Insomma…
Non riconoscevo me stessa.
E quando appena appena mi sono riconosciuta…
Mi sono mancata.
C’era allora qualcosa di fresco, che non mi ritrovo adesso, anche se mi cerco.
Spensieratezza?
Un anno dopo avrebbero iniziato a mettersi diligentemente in fila eventi complessi, aspettando ciascuno il proprio turno per erompere senza grande preavviso e poi iniziare a sedimentarsi, l’uno dopo l’altro, e lentamente a pietrificarsi, come accade nel processo di formazione delle rocce sedimentarie. Se osservo la mia stratigrafia, vedo strisce chiare e scure, a spessore variabile, corrispondenti ad anni più o meno cupi, ma ugualmente e inesorabilmente pesanti. Succede anche ai gusci delle conchiglie, tanto per stare in tema.
Ecco…
Io oggi esco da questo viaggio nel passato con un piccone.
Per fare a pezzi la roccia.
E il vento di cambiamento, che impetuoso ha soffiato sulla mia ultima comparsa ad Abilmente (curiosa e nostalgica coincidenza), impone un cambiamento di rotta, la nascita di un nuovo movimento.
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Sacchetto ricamato con lettera fiorita