La
faccenda della lavagna luminosa ha creato scompiglio.
Avete
messo i mariti al lavoro ed eccovi con i vostri incredibili strumenti, che
sfidano per genialità tutti i prodotti già esistenti in commercio. Me li avete
descritti così bene che posso vedervi, elegantemente sedute alle vostre
postazioni da lavoro nella grande serra a forma di cupola in cui ci siamo
riunite, a confidarvi entusiaste i segreti dei vostri brevetti.
Oggi
il sole splende come non mai da chè è iniziato questo freddo e uggioso inverno
e i miei, insieme ai vostri figli e nipoti, sono fuori a inscenare una gran
battaglia di palle di neve. Lo scoiattolo si deve essere rifugiato terrorizzato
nel suo tronco. Curiosa di conoscere l’esito della battaglia, la famigliola di
gatti sfida il pericolo facendo capolino tra i rami penduli del gelsomino
d’inverno, che proprio questa notte ha schiuso le sue gialle e sfacciate
corolle. Ogni tanto una palla di neve si scaglia su una sulle vetrate, ma
neanche ce ne accorgiamo perché il vociare è alto questa mattina. Giro tra le
tavole di rovere,  sorrette da robuste
zampe in ferro battuto, osservando con quanta cura e dettaglio siano stati
riportati i disegni, sorridendo alla perfetta stiratura dei pezzi… Tempo un
giorno e già sono diventata il vostro incubo!
Facciamo
spazio sul piano da lavoro, riponendo le tazze da caffè sui vassoi, perché c’è
chi freme dalla voglia di iniziare a ricamare e chi già da un pezzo tenta
invano di infilare i due fili di mulinè DMC n°840, che ho suggerito di
preparare, nella cruna dell’ago da cucito n°7. Forse ve l’ho già detto:
suggerisco questo ago dalla cruna stretta non soltanto per pura perfidia, ma perché
ben si adatta al punto vapore, avendo una cruna cilindrica dello stesso
spessore del corpo dell’ago. 
Il gruppo di toscane là in fondo non mi risparmia
esilaranti improperi. 
Sento il gruppo di Padova invocare Sant’Antonio e quello
di Catania Sant’Agata. Per ogni cruna espugnata è un gran festeggiare a suon di
paste di mandorle, particolarmente gradite al gruppo di Torino, che vedo
trascinare con discrezione le tavole verso le pile di vassoi. 
Volano ricette e
imprecazioni sommesse e talvolta, all’improvviso, una fragorosa risata irrompe
facendo voltare di colpo  tutti i capi.
Partiamo
leste a ricamare i primi punti e spiego la filza.

Non
posso dilungarmi troppo sui sistemi di avvio delle gugliate, ma è doveroso
specificare che è severamente vietato dal codice non scritto del ricamo,
tramandato di generazione in generazione a suon occhiatacce di disapprovazione
e bacchettate dolorose, fare nodi sul retro del ricamo… Se non altro per non
dare soddisfazione alla nonna di turno che, prima ancora di ammirare il dritto,
rovescia imperiosa il ricamo, pronta a scuotere con veemenza la candida chioma.
Sarebbe gentile darle questa soddisfazione, ma proviamo a stupirla: un
simpatico, frettoloso e discusso metodo (che io uso comunque per questi ricami)
è quello del cappio: di piegare cioè un lungo filo a metà e di usare la piega
come àncora. Pizzico sul dritto la stoffa, tiro la gugliata fino a che non vedo
la piega del filo e passo in questo piccolo cappio l’ago. Tiro et… Voilà! L’ago è fissato.
Ah!
Ricordate che non dobbiamo usare le gugliate per giocare al salto alla corda!
Un circa 45 cm di filo è cosa buona e giusta.
Sulla
filza poco da dire: è perfida.
Vi
piacerà solo nelle stoffe in cui potete contare i fili e qui è bandito contare.
La guarderete scuotendo la testa, mai soddisfatte, come una madre il cui figlio
non la smette di combinare pasticci. Posso soltanto suggerirvi di:
– Lavorare
la filza da destra verso sinistra, come da disegno.
– Spostare
l’attenzione dalla stoffa vera e propria a quella porzione di stoffa che avete
pizzicato con l’ago, in modo da abituare l’occhio a quantificarla.
– Optare
per punti piccoli, riducendo l’effetto a scalini nelle curve e l’impatto di
eventuali errori.
Finalmente
abbiamo messo un po’ di punti sulla tela!!
Al
primo ramo approdiamo al rassicurante punto erba.
Giriamo
il lavoro, in modo da poterlo lavorare da sinistra verso destra…
Rispetto
al punto in cui esce il filo, mi sposto verso destra (di quello spazio che
diventerà il vostro spazio per tutto
il tragitto a punto erba) e torno verso il punto in cui esce il filo. Parliamo
di uno spazio non più grande dei 3 mm.
Quindi mi metto nella posizione di partenza: il pollice che tiene il filo
sotto la linea di riferimento. Ancora mi sposto verso destra, tornando alla
fine del primo punto. Ripeto questo movimento all’infinito.
Tanto
ci sarebbe da raccontare sul punto erba, ma devo
semplificarlo dicendo che il problema tipico del principiante è quello di
ignorare la posizione di partenza: inchiodate il vostro pollice al filo,
altrimenti il filo scapperà via, rovinandovi quel delizioso effetto cordoncino
del punto erba.
L’errore
più frequente però è un errore di tensione (punti molli): potrete evitarlo tirando
il filo verso l’alto, prima di riportarlo nuovamente verso la posizione di
partenza.
Vi
vedo ricamare in libertà il profilo esterno del cuore…  Qualcuno si ferma per passare ai rami, ma
suggerisco di rimandarli a dopo, perché è sempre consigliabile ricamare prima
le linee principali e poi le accessorie, per evitare distorsioni che alterino
la leggibilità della composizione.
Dunque
solo a cuore terminato, partite con i rami!
Per
fermare le gugliate è buona regola passare sotto i punti fatti, magari
pizzicando anche la stoffa.
Però la
ramanzina mi tocca farvela anche stavolta: evitate i passaggi lunghi sul
rovescio!
Ripeto…
Evitate
di saltare come uno scoiattolo volante da un ramo all’altro senza pensare che
un filo così scuro potrebbe affiorare scaltro sul dritto. 
Lo farà, statene
certe. 
Dunque abbiate la pazienza di girare il lavoro e di fare i passaggi
opportuni sotto i punti fatti. Ecco il mio rovescio:

Vi
lascio ora alle vostre occupazioni perché si sta facendo tardi. I bambini là
fuori si stanno ghiacciando ed è ora di una cioccolata calda. Per la prossima volta facciamo in modo di avere i lineari pronti e, ispirata dal giallo gelsomino
d’inverno, decido di partire martedì prossimo con il Coloris DMC 4508. Ve lo lascio per questi pochi giorni rigirare tra
le mani, annusandolo e dipanandolo. 
Presto lo metteremo all’opera!