Morivo dalla voglia di andare a Valtopina per visitare la leggendaria Mostra del Ricamo e del tessuto, e il Museo. 
Ma le occasioni non si creano se non le forzi e settembre mi è sempre scivolato come un palloncino dalle mani di un bambino.
Di riflesso, dietro a gentilissimo invito, ho annuito con veemenza a quest’edizione, pensando che sarebbe stata una bella occasione per tutta la famiglia, che avrebbe scorrazzato con l’irruenza della tribù dei Galli per le terre umbre, mentre io, finalmente, riuscivo a coronare il sogno. 
Ora…
Ditemi voi: come mai potrei riuscire a far stare in un bagagliaio tre bambini, le loro valigie, le nostre, tutto l’occorrente per l’esposizione, pazienza e razionalità?
Valtopina o non Valtopina? 
Valtopina o non Valtopina?
Valtopina o non… 
Valtopina?!?!
Ho messo i bambini su e-bay e scovato un paio di inconsapevoli acquirenti. 
Mi sento vagamente in colpa (per gli acquirenti, s’intende), ma…
Ok per Valtopina! 

Il pacchetto espositori comprendeva l’invito a contribuire con un proprio lavoro al concorso Ricamare l’Umbria. Nonostante la proposta mi allettasse molto, le scadenze erano incompatibili con i miei tempi geologici e optai per l’invito collaterale ad esporre nella propria area qualcosa inerente al titolo del concorso.
Seduta sognante davanti ad un taccuino, con la penna in bocca, mi misi a pensare. 
Passai dall’idea di riprodurre un disegno di una ceramica acquistata a Gubbio, a quella di ricamare la parola Umbria con i fiori tipici della zona. 
Poi mi alzai e feci finta di fare qualche lavoro di casa, ben conscia ormai che le decisioni vanno prese a distanza di almeno tre giorni, perché le idee vanno lasciate incubare quiete in quella zona oscura del cervello che possiede capacità divinatorie.
In quei tre (quattro, dieci, ho perso il conto) giorni, alimentai l’incubazione con una serie di liste di cose e viaggi che mi portassero in Umbria. 
E, ad un certo punto, scoprii una cosa elettrizzante.
Mi stava sotto gli occhi. 
E’ anche sotto i vostri.
Quando avviai, come conseguenza delle travolgenti esperienze di Toscolano, lo stuoia che in questi giorni vi sto fotografando, già sapevo, e ve lo avrei riferito, ma magari senza cognizione di causa, che lo avrei colorato con i colori dell’Assisi e vi avrei confessato che già ai tempi di Ravenna avevo in cantiere un disegno che cercava di riprodurre lo stile di Assisi, ma con il fondo a stuoia, anziché a croci.
Mi sono insomma resa conto, per questa e altre ragioni, che l’Umbria fa parte del mio vissuto e che, in particolar modo nella sfera del ricamo, ha guidato, spesso con prepotenza, le mie scelte di stile e di gusto. 
E, se non vi dispiace, vi porterei dunque, da Ravenna prima e dalla sponde del Garda poi, nelle selvatiche entroterra umbre e, più lontano nel tempo che nello spazio, nella memoria di viaggi vissuti, che hanno condizionato le mie scelte nel ricamo e, in definitiva, me stessa. 
Ho idee confuse e ricordi sfumati, che ancora non ho messo su schermo. 
Non so che cosa ne verrà fuori.