Mi ha guidato lo gnocco fritto. 

Triste e sconsolata sulla mia seggiolina, rievocando l’epoca gloriosa dei pasti scroccati a Modena, cliccando pigramente il tasto di scorrimento delle foto della tribù Patrizia, che non aveva messo il gambo della lampada in dritto filo, e dopo aver tentato invano di spiegare che cosa intendevo (e sono sicura che voi tutti abbiate perfettamente capito), ho preso una solenne decisione: l’indomani, cioè oggi, avrei varcato i confini emiliani e sarei prepotentemente sbarcata sulla soglia di casa della Patrizia, con i ferri del mestiere (improvvisato). 

Dopo avermi accolto con lo sguardo sorpreso di un automa, sollevando un solo sopracciglio ed esclamando monocorde Ah! Ciao neh!, la Patty in persona e ciabatte ha voluto sapere perché diavolo fossi venuta a svegliarla in quelle prime tarde ore del mattino.

Niente. E’ che mi serve il bastone della lampada in dritto filo. 

Non c’è una valle nel salotto di Patrizia, ma una voce, presumibilmente quella della sua tremenda bimba social, come un’eco di ritorno mi ha schiaffeggiato l’orecchio: Ariecco quella dello sblindo filo...

Ho iniziato a montare l’attrezzatura, non curandomi dell’ostentata sottile ironia e di tutti quei gatti perfidi che la bimba social aveva cominciato a scagliarmi tra i piedi. 

Ma le foto venivano tutte mosse. 

Perché non si può ridere mentre fai le foto. 

E non si può non ridere se la mano delicata che cerchi di fotografare, e che dipinge foglioline e petali leggiadri, è attaccata al braccio della Patrizia.

Ma insomma, io il mio dovere l’ho fatto fino in fondo: ho anche scroccato il pranzo senza battere ciglio, come da tradizione. Gnocco + tigella + lambrusco + contornini del caso, in quest’ordine e in ordine sparso, come se il pranzo di Natale ormai fosse un ricordo precovid.

E nonostante la radio, sulla via del ritorno, suonasse Show must go on, inside my heart is breacking…, mentre la macchina sfrecciava sul Secchia con la sagoma diafana della luna piena davanti a me e il tramonto nello specchietto retrovisore…

Eh! Niente… 

Io ridevo comunque ancora.