Ho appena concluso il mio ultimo corso della stagione e, combinando il viaggio, ho anche completato il mio terzo livello di ricamo in oro della scuola itinerante del mitico Jorge Maya.
Non ho mai scritto di questo corso, come di altri sul Luneville, perché non riuscivo a mettere molto in pratica quanto appreso e di personale avevo poco da comunicare.
Non che io adesso passi la giornata ad appuntare oro sulla tela, ma ho qualche notizia interessante da girare e il regalo che mi sono fatta per quest’estate, dopo un inverno un po’ delirante, è di lasciarmi sedurre dal luccichio di questi strani filati e dal carattere anomalo di una tecnica che, a parer mio, ha a che fare col ricamo in un modo particolare… 
Connesso, ma distante. 
E come tutti gli outsider, estremamente affascinante.
Per me è una deviazione dal percorso, fonte di ispirazione e straniamento.

Mi avevano raccontato meraviglie di Jorge, così avevo messo in conto di frequentare il suo primo corso, organizzato a Grado, da Tombolo e disegni
Credo che allora fosse prioritaria l’intenzione di fuggire da casa due o tre giorni per farmi la passeggiatina mattutina sulla spiaggia e l’idea del pellegrinaggio a Tombolo e disegni, che non il corso in sé.
Avevo frequentato dei corsi piuttosto fallimentari in precedenza e mi ero arresa all’idea dell’ennesimo corso mediocre.
E invece in Jorge, come speravo, ho trovato didattica curata e meditata, e tradizione.
Speravo che il corso, al di là della tecnica, regalasse un quadro di una delle ultime realtà che ancora lavorano con il ricamo e che hanno un mercato, e così è stato.
I tre giorni erano volati e con loro rotte e consolidate alcune convinzioni:
– il ricamo in oro sivigliano è un duro lavoro da uomini (la mia vescichetta sul dito poteva raccontarlo);
– quello che a prima vista pare rude, ridondante e grossolano, se collocato nel giusto ambiente, contribuisce a dar vita ad opere di incredibile e impareggiabile bellezza;
– la tecnica è complessa, la sfida attraente;
– le allieve del ricamo in oro stramitiche.
Ne ero dunque uscita entusiasta e motivata. Mi ero comprata il fusello e qualche idea mi frullava in testa.

Avevo rubato qualche movimento a mio uso e consumo, proponendo, per le scritte, il couching di un filato dorato comunemente usato nel ricamo, con un sottile filo di poliestere.
Forse vi ricorderete il post in cui ne parlavo…

Come in tutte le storie d’amore che si rispettino, era arrivata ad un certo punto la crisi, forse motivata dalla stanchezza e dal fatto che non avevo mai messo in pratica i miei buoni propositi.
Così ero andata incontro al mio secondo corso senza tante aspettative e con l’idea che l’avventura era stata interessante, ma che avrei fatto quel corso e poi basta, visto che la tecnica era lontana dalle mie abitudini.
Chissà che ci ha messo Jorge nel caffè…
Terminato il corso, mi ero già iscritta al successivo.
E così la mia storia preziosa va avanti e già punto il livello successivo.
Le foto sono del secondo corso, perché ho sciaguratamente abbandonato campionario e fusello nella sala dei corsi. 

Nella parte seconda, racconterò di un breve tradimento.