Non so voi, ma io sono sempre stata il tipo da tutto e subito, e non ve lo consiglio.
Quando la fiammella della novità si accende, mi ci tuffo e trascuro tutto e tutti per avere il pezzo finito tra le mani, finendo per farmi salire la nausea alle stelle e infine rimanere tutto sommato un po’ delusa, o esausta, e con il collo a pezzi.
Per combattere questa tendenza, da anni cerco di lavorare sulla mia routine quotidiana. 
Una battaglia continua, fatta di liste riprogrammate, profonde giornate di sconforto e novità promettenti nel cassetto, alibi per mollare i noiosissimi programmi stilati in una giornata di zelo e quindi assolutamente impraticabili.
Sono addirittura arrivata a scrivermi sull’agenda di ricordarmi di annaffiare le piante e di dare da mangiare ai bambini…
Vuoi per la pace dei sensi senile, vuoi per gli effetti rallentanti da lockdown, le cose cominciano adesso ad andare meglio.
Mi sono messa a tavolino e, con l’ennesima lista, mi sono resa conto che il lavoro aveva preso il sopravvento e che il ricamo, nonostante fosse l’indiscusso protagonista, era relegato a  produzione o perfezionamento mirato.

Languiva quel ricamo fine a se stesso, con quel sapore di sfida del principiante, che deve imparare da zero.

Anziché segnare la mezz’ora al giorno di personale scuola di ricamo, ho provato ad annotarla nel fine settimana, conscia che se dovessi andare via con la famiglia il programma salterebbe, ma anche che è sempre meglio un fine settimana ogni tanto, piuttosto che mesi di inattività. 
Così infatti è stato per l’oro.
Quando mollo qualcosa, spesso è per sempre e ricominciare è davvero difficile.

Pare che la strategia da fine settimana stia funzionando…
E siccome mi accorgo che non avevo mostrato i miei progressi, perché avevo dovuto sgomberare casa per l’imbiancatura, lo faccio adesso, prima di iniziare a raccontare le novità dei miei Goldwork-weekend.
Già avrete notato la foto della volpe di Becky Hogg, che io trovo strepitosa (andate a visitare il suo nuovissimo sito: https://beckyhogg.com/).
Purtroppo ci ho messo un errore, perché ho cercato di fare di testa mia: volevo combinare l’efficienza dei giri dell’oro di Siviglia, con la freschezza dell’oro londinese, ma non ho pensato che una principiante come me dovrebbe solo seguire le istruzioni con le orecchie basse e imparare l’ingombro di questi nuovi materiali, prima di improvvisare…
Comunque l’ho finita e mi sono follemente innamorata del pearl purl (quella spiralina fitta di contorno) a del wire check purl (un tubulare a zig-zag che, tagliandolo, puoi magicamente trasformarlo in elementi simili a perline… (elementi color rame e argento nella coda).

Terminata la volpe, mi ero obbligata ad alternare i kit di Becky, utilissimi per imparare, con un lavoro personale e mirato, ovviamente, a cercare di adattare la tecnica alle iniziali. 
Così ne ho cercata una che mi permettesse di mescolare tecnica di Siviglia, le regole imparate con il corso on line della RSN e utilizzare gli avanzi di materiali a disposizione, volpe inclusa.
Alfabeto Sajou 486.

La trovo orribile.
Ma è stata utile per capire cosa mi piace e cosa no. 
I riccioli in pearl purl mi piacciono tanto. I riepimenti col wire check pure, ma il mescolamento di colori non mi convince. Il fondo col passing non mi piace: o il filato era troppo grosso, o gli spazi troppo piccoli (indipendentemente dal fatto che ho seminato errori ovunque). 
L’oro tecnicamente è un giochetto. 
Ma i pezzi devono combaciare perfettamente…

Adesso scappo, perché l’agenda sostiene che io abbia dei figli da sfamare ed è già tardi…